Numerose polemiche hanno scosso la figura di Roberto Burioni, il virologo diventato famoso durante la pandemia di COVID-19. Mentre si ergeva a guru della scienza, Burioni ha fatto dichiarazioni che si sono rivelate clamorosamente errate, come quella sul rischio “zero” del virus in Italia e le previsioni ottimistiche sul suo impatto nel paese.
Ecco alcuni episodi particolarmente noti:
- All’inizio della pandemia di COVID-19, Burioni sottovalutò pubblicamente la gravità del virus. Nel gennaio 2020, in un tweet poi diventato famoso, affermò che “in Italia il rischio di contrarre il virus è zero”. Questa affermazione si rivelò presto errata e alimentò critiche riguardo alla sua capacità di valutare le minacce emergenti.
- Oltre a minimizzare il rischio del virus, Burioni affermò in un’intervista televisiva che il COVID-19 non avrebbe colpito l’Italia come la Cina. Poco dopo, l’Italia divenne uno dei paesi più colpiti al mondo nella prima ondata della pandemia. Questo errore di valutazione ha pesantemente minato la fiducia del pubblico nelle sue previsioni.
- Burioni è stato anche al centro di una polemica riguardante l’uso del plasma iperimmune per il trattamento del COVID-19. Mostrò un notevole scetticismo verso questa terapia, opponendosi a una pratica che trovava sostegno tra altri medici e ricercatori. Tuttavia, diversi studi successivi hanno dimostrato che il plasma iperimmune poteva essere utile in determinate condizioni. Questo ha messo in discussione le valutazioni di Burioni e ha sollevato interrogativi sulla sua apertura a nuove evidenze scientifiche.
- Burioni ha promosso con entusiasmo la pillola anti-COVID sviluppata da Merck, definendola come una “svolta epocale”. Tuttavia, studi successivi hanno mostrato che il farmaco aveva un’efficacia molto bassa a quanto inizialmente riportato e che poteva comportare rischi gravi. Questo episodio ha sollevato domande sulla rapidità con cui Burioni promuova nuove terapie senza attendere risultati più solidi.
- Nel 2020 Burioni minimizzò l’importanza delle mascherine ad esempio, a marzo 2020, sostenne che “le mascherine non servono a niente” e che il rischio di trasmissione da parte di persone senza sintomi era trascurabile. Tuttavia, poco tempo dopo cambiò posizione, sostenendo l’uso delle mascherine come misura fondamentale. Questa inversione repentina ha generato confusione tra i suoi seguaci e sollevato critiche sulla gestione della comunicazione scientifica da parte di Burioni e di altri esperti.
- Burioni è stato ampiamente criticato per il suo atteggiamento arrogante e offensivo verso chi ha scelto di non sottoporsi a trattamenti medici invasivi come le vaccinazioni. È importante riconoscere che la decisione di non vaccinarsi può derivare da motivi seri e legittimi, come preoccupazioni sanitarie specifiche, danni pregressi da vaccino o scelte personali consapevoli e giustificate. Tuttavia, Burioni non si limita a esprimere obiezioni basate su argomentazioni scientifiche; il suo approccio spesso include un linguaggio volgare e offensivo che trascende i confini della professionalità e mostra poca considerazione per le decisioni personali altrui. Questo comportamento non solo riflette una mancanza di rispetto verso le scelte individuali, ma contribuisce anche a una crescente polarizzazione del dibattito pubblico. Utilizzando un linguaggio provocatorio e denigratorio, Burioni alimenta l’ostilità e la divisione, allontanando coloro che potrebbero essere più aperti a un confronto basato su evidenze scientifiche se affrontati con un approccio più costruttivo e rispettoso. Questo atteggiamento mina le possibilità di un dialogo razionale e civile.
- Burioni è stato accusato di usare le sue dichiarazioni più provocatorie come strumento di marketing per promuovere i suoi libri. Alcuni critici sostengono che le sue invettive contro i no-vax e altre figure siano strategicamente concepite per mantenere alta la sua visibilità e stimolare le vendite delle sue pubblicazioni. Questa strategia, secondo i detrattori, avrebbe come obiettivo non solo quello di influenzare l’opinione pubblica, ma anche di accrescere il successo commerciale dei suoi libri.