Donald Trump ha rilanciato con forza la proposta di reintrodurre e rafforzare l’uso della pena di morte negli Stati Uniti, suscitando un acceso dibattito politico, sociale e morale. Questa posizione, che ha caratterizzato alcune delle sue ultime campagne politiche, si inserisce in un contesto nazionale già diviso su questo tema, sollevando anche interrogativi sulle sue implicazioni etiche e religiose.
Nel gennaio 2025, Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha incaricato il Dipartimento di Giustizia di “perseguire vigorosamente” la pena di morte federale nei casi più gravi, sottolineando la necessità di punire con severità i criminali più pericolosi. Come dichiarato dallo stesso ex presidente:
“La pena di morte deve tornare a essere una realtà forte nel nostro paese, soprattutto per i criminali più pericolosi.”
In più occasioni, Trump ha affermato che la pena capitale deve essere un deterrente efficace e uno strumento indispensabile per mantenere l’ordine pubblico, anche proponendo di estendere la pena di morte a reati come il traffico di droga e il traffico di esseri umani.
Questa posizione si pone in netto contrasto con i valori fondamentali del cristianesimo, religione a cui Trump si è più volte dichiarato appartenere. Il Nuovo Testamento predica perdono, misericordia e redenzione, come espresso nelle parole di Gesù:
“Allora Pietro si avvicinò a lui e gli chiese: ‘Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?’ Gesù gli rispose: ‘Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.’”
Matteo 18:21-22
La richiesta di una pena estrema come quella capitale appare dunque in netto conflitto con questi insegnamenti, suggerendo invece un modello di giustizia più vicino alla legge del taglione presente nel Vecchio Testamento:
“Se ci sarà una ferita grave, tu farai una vita per una vita, un occhio per occhio, un dente per dente, una mano per una mano, un piede per un piede, una ferita per una ferita, un livido per un livido.”
(Esodo 21:23-25)
L’attenzione di Trump sulla pena di morte appare strettamente legata a una strategia politica rivolta a una parte del suo elettorato conservatore, favorevole a politiche di “legge e ordine” rigorose. Sebbene si dichiari cristiano, le sue azioni suggeriscono che l’uso della religione sia più uno strumento simbolico che una vera guida etica nelle sue decisioni.
La proposta di Trump ha suscitato forti critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e da numerosi leader religiosi, inclusa la Chiesa cattolica, che considera la pena di morte “inammissibile” e incompatibile con il rispetto della dignità umana.
