La decisione del governo italiano di incrementare i livelli consentiti di esposizione ai campi elettromagnetici, portandoli da 6 V/m a 15 V/m, applicata dal 30 aprile, ha suscitato una forte reazione di preoccupazione e opposizione.
Questo provvedimento, che era in discussione già da mesi, ha generato un acceso dibattito in quanto l’Italia, fino ad oggi, era nota per avere limiti tra i più bassi in Europa. Questo aveva potenzialmente reso costoso e difficile l’investimento e l’implementazione della tecnologia 5G nel Paese.
La reazione più urgente è stata la presentazione di una mozione al Palazzo Marino, a firma di Enrico Fedrighini del gruppo misto, che chiede al sindaco di Milano, Beppe Sala, di vietare l’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici in tutta l’area urbana.
“Lo ha già fatto il sindaco di Lavagna, lo stanno facendo altri sindaci. Può e deve farlo anche il sindaco di Milano”, commenta Fedrighini: “Si tratta di applicare il principio di precauzione stabilito dall’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
La mozione sottolinea che non sono solo partiti politici e associazioni ambientaliste a opporsi, ma anche i medici, rappresentati dall’Associazione italiana medici per l’ambiente. Questi professionisti mettono in guardia contro i pericoli dell’innalzamento del limite di esposizione, sostenendo che anche il valore attuale di 6 V/m non era sufficientemente cautelativo per proteggere gruppi vulnerabili come anziani, malati, donne in gravidanza e bambini.
se in alcuni stati USA le antenne 5 G sono state tolte, perchè mai il
governo Meloni oltre a trascinarci in guerra, innalza i valori anzichè
abbassarli ?