Umberto Veronesi è nato in una famiglia cattolica e ha praticato la religione fino all’età di 14 anni, quando si è allontanato diventando agnostico. Ha affermato che lo studio dell’oncologia lo ha convinto sempre di più della non esistenza di Dio. Si sposò con Susy Razon, una pediatra ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento, da cui ebbe sette figli. Due dei suoi figli, Paolo e Giulia, hanno seguito le sue orme diventando chirurghi, mentre un terzo, Alberto Veronesi, è direttore d’orchestra.
Veronesi, esperto di terapie contro il cancro, sosteneva l’idea che una volta che le persone avevano adempiuto al proprio dovere di avere figli, dovessero considerare l’opportunità di lasciare questo mondo.
In “La libertà della vita” (Raffaello Cortina, 2007) Veronesi completamente calato nella mistica scientista, auspica un mondo in cui gli anziani, a cinquanta o sessant’anni spariscano. Per la cronaca lui ha lasciato questo mondo a 91 anni per malattia.
“Dopo aver generato i doverosi figli e averli allevati, il suo compito è finito, occupa spazio destinato ad altri, per cui bisognerebbe che le persone a cinquanta o sessant’anni sparissero” (p. 39)
Chi tra voi, superati i 50 anni, avrebbe il coraggio di farsi curare da un oncologo con le stesse idee sulle decisioni decisive legate alla fine della vita?

qui giace un certo professore che prima di morire si fingeva oncologo perfetto. Ed era ovvio, altrimenti dove avrebbe pescato i soldi per
allevare ben sette figli?
Difficile farsi curare da lui visto che è morto…
Infatti non dice da lui, che è morto, ma da “un oncologo che ha la stessa idea del fine vita”.