Mohammed al-Jolani è il leader di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo islamista che ha preso piede principalmente in Siria durante la guerra civile siriana. La sua carriera militare e politica è stata segnata da alleanze, tradimenti, e una lotta spietata per il controllo del territorio siriano, con la sua figura legata a numerosi crimini di guerra e atti di violenza. La sua biografia è complessa, e riflette le trasformazioni delle dinamiche di potere in Siria durante un conflitto che ha coinvolto diversi attori internazionali e locali.
Mohammed al-Jolani è nato nel 1982 in Siria, precisamente a Damasco. Cresciuto in un ambiente che risentiva delle tensioni politiche e sociali interne al paese, al-Jolani sviluppò un interesse per l’islamismo radicale durante la sua giovinezza. Si unì presto ai gruppi jihadisti, cercando di espandere le sue ideologie attraverso l’impegno diretto nel conflitto siriano.
Nel 2011, con l’inizio delle proteste contro il regime di Bashar al-Assad, il conflitto siriano cominciò a prendere una piega violenta, e molte formazioni jihadiste si infiltrarono nel paese per combattere contro il regime. Al-Jolani divenne il comandante di una delle fazioni più influenti, Jabhat al-Nusra (il Fronte al-Nusra), che inizialmente operò come ramo di al-Qaeda in Siria.
Nel 2013, al-Nusra divenne una delle forze principali contro il regime siriano, ma al-Jolani dichiarò pubblicamente di avere una stretta affiliazione con al-Qaeda, rendendo Jabhat al-Nusra una delle organizzazioni più radicali e violente nel conflitto. Durante questo periodo, al-Jolani divenne noto per il suo approccio estremamente militante e per la sua durezza nei confronti degli avversari. La sua visione era quella di creare un califfato islamico governato dalla legge della sharia.
Violenza e crimini di guerra sono stati costantemente associati alla figura di al-Jolani, a causa delle sue strategie brutali sul campo. Alcune delle azioni più gravi e violente sono:
- Attacchi contro civili e obiettivi non militari: Jabhat al-Nusra è stata accusata di compiere attacchi indiscriminati contro la popolazione civile, con bombardamenti su aree residenziali e infrastrutture civili. Tali azioni violano le leggi internazionali, che proibiscono gli attacchi mirati a civili.
- Uso di suicidi e attentati dinamitardi: Al-Nusra, sotto la guida di al-Jolani, ha usato in modo massiccio i bombardamenti suicidi, una pratica comune tra i gruppi jihadisti. Questi attacchi erano rivolti non solo contro le forze governative siriane ma anche contro le forze curde e altre fazioni ribelli.
- Criminalità nei confronti di prigionieri: Il trattamento dei prigionieri di guerra da parte di Jabhat al-Nusra è stato altrettanto brutale, con torture documentate e uccisioni sommarie. Le vittime venivano spesso sottoposte a torture fisiche o giustiziate pubblicamente, con modalità che rispecchiavano il codice jihadista della “giustizia”.
- Violazioni contro le donne e le minoranze: Al-Jolani ha implementato una politica severa nei confronti delle donne, imponendo leggi draconiane sulla loro mobilità e comportamento. Inoltre, le minoranze religiose, in particolare i cristiani e gli sciiti, sono stati perseguitati, costretti a convertirsi all’Islam o a pagare la jizya (una tassa per non musulmani).
- Conflitti interni e brutalità verso altri gruppi ribelli: Dopo aver preso il controllo di vasti territori, al-Nusra ha affrontato altre fazioni ribelli in conflitti interni per il predominio del territorio. Durante queste lotte, si sono verificate purghe interne e massacri contro gruppi rivali accusati di essere troppo moderati o collaborazionisti.
Nel 2017, al-Jolani annunciò la trasformazione di Jabhat al-Nusra in un nuovo gruppo chiamato Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), che formalmente non era più affiliato con al-Qaeda, ma continuava a essere visto come un gruppo radicale con ideologie simili. Questa mossa venne interpretata come un tentativo di “purificare” l’immagine del gruppo per attrarre supporto regionale e internazionale, evitando il marchio di “terrorismo” associato al nome di al-Qaeda.
HTS divenne uno dei principali gruppi armati che combattevano contro il regime di Assad in Idlib, nell’area nord-occidentale della Siria. Nonostante le sue rivendicazioni di separarsi da al-Qaeda, il gruppo continuò a compiere attacchi violenti e ad esercitare il controllo con la forza. Molti dei crimini di guerra associati a Jabhat al-Nusra, come i massacri, l’intolleranza religiosa, e la persecuzione dei dissidenti, sono continuati anche dopo la trasformazione del gruppo in Hay’at Tahrir al-Sham (HTS).
Al-Jolani è stato spesso accusato di alleanze opportunistiche, talvolta con gruppi di opposti orientamenti ideologici, per perseguire i suoi obiettivi strategici. Sebbene HTS abbia tentato di dipingersi come un movimento indipendente, in molte occasioni è stato coinvolto in alleanze con altre fazioni jihadiste locali, ma anche con alcuni attori regionali. Tuttavia, la sua figura rimane principalmente associata alla violenza e al radicalismo, con molte accuse di tradimento da parte dei gruppi più moderati che hanno cercato di cooperare con lui.
La leadership di al-Jolani ha avuto un impatto profondo sulla guerra civile siriana, trasformandolo da un comandante militare a una figura simbolica per il jihadismo sunnita in Siria. La sua influenza su HTS è stata tale da diventare uno degli attori più rilevanti nel panorama del conflitto, sia sul piano militare che politico.
Mohammed al-Jolani è una figura altamente controversa, che ha saputo sfruttare il crollo dello stato siriano per consolidare un potente gruppo di potere attraverso Hay’at Tahrir al-Sham (HTS). La sua leadership è costellata da gravi accuse di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. Al-Jolani ha imposto un regime autoritario nei territori sotto il suo controllo, caratterizzato da repressione, intolleranza religiosa e persecuzione di dissidenti. Sebbene la sua abilità nel navigare tra le diverse fazioni in conflitto e nell’adattarsi alle dinamiche geopolitiche mutevoli gli abbia permesso di mantenere il potere, il suo coinvolgimento in crimini gravissimi lo ha consolidato come una delle personalità più disprezzate nel contesto del conflitto siriano.