Si presenta come innocuo, puro, quasi infantile. È bianco, profumato, morbido al tatto. Lo spalmiamo sui neonati, lo usiamo sul nostro corpo, lo associamo a pulizia e delicatezza. Eppure dietro questa maschera rassicurante, il talco nasconde una storia inquietante, fatta di connivenze industriali, dati ignorati e vite rovinate.
Una polvere pericolosa travestita da igiene
Per decenni abbiamo creduto che fosse solo una polvere assorbente. La pubblicità ce lo ha venduto come simbolo di amore materno, come soluzione per ogni irritazione. Ma la verità è un’altra: il talco può essere pericoloso. Alcuni tipi di talco, soprattutto quelli non adeguatamente purificati, possono essere contaminati da amianto, un cancerogeno certo, silenzioso ma letale.
E non è solo una teoria complottista: è storia. Numerose analisi e indagini legali hanno dimostrato che alcuni produttori sapevano della possibile contaminazione fin dagli anni ’70, ma hanno scelto il silenzio, sacrificando la salute dei consumatori per il profitto.
Cancro ovarico: un rischio nascosto
Il punto più oscuro riguarda l’uso del talco nell’area genitale femminile. Per anni è stato consigliato e pubblicizzato come rimedio per l’umidità e gli odori. Ma diversi studi epidemiologici hanno segnalato un aumento del rischio di tumore alle ovaie associato a questo uso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stessa ha classificato il talco usato per via perineale come “possibilmente cancerogeno”.
Ma anziché agire con cautela, molte aziende hanno ignorato il principio di precauzione, hanno continuato a vendere e a fare pubblicità rassicuranti. Il risultato? Migliaia di donne colpite, cause legali milionarie, e un colosso della cosmesi, Johnson & Johnson, che ora si difende con comunicati asettici e promesse tardive.

Uno studio su oltre 50.000 donne conferma il legame con il cancro ovarico
Uno studio condotto su 50.884 donne, pubblicato nel 2024, ha esaminato l’associazione tra l’uso di prodotti per l’igiene intima (come il talco genitale e il lavaggio vaginale) e il rischio di cancro ovarico. I risultati mostrano chiaramente che l’uso di talco genitale e il lavaggio vaginale frequente, in particolare se praticato in giovane età, sono fortemente associati a un aumento del rischio di cancro ovarico. Anche dopo aver corretto per possibili errori di memoria o classificazione dei dati, questa associazione rimane confermata, suggerendo che l’uso di tali prodotti contribuisce significativamente ad aumentare il rischio di sviluppare cancro ovarico, nonostante la presenza di bias di richiamo.

Mesothelioma Center: “Il talco Johnson & Johnson espose migliaia di persone all’amianto”
Asbestos.com è il sito ufficiale del Mesothelioma Center, un’organizzazione statunitense che si occupa di fornire informazioni mediche e legali a persone colpite da mesotelioma e altre malattie legate all’esposizione all’amianto, riporta che Johnson & Johnson ha prodotto per decenni borotalco a base di talco contaminato da amianto, una sostanza cancerogena. A partire da testimonianze, documenti aziendali e indagini ufficiali, emerge che migliaia di consumatori – in particolare donne – hanno sviluppato cancro ovarico e mesotelioma a seguito dell’uso regolare dei suoi prodotti. Nonostante l’azienda abbia sempre sostenuto che il proprio talco fosse sicuro, test condotti dalla FDA e ricerche indipendenti hanno riscontrato presenza di amianto in diversi lotti. Nel 2023, di fronte all’ondata crescente di cause legali e accuse di insabbiamento, J&J ha ritirato tutti i prodotti a base di talco dal mercato globale. Secondo il sito, anche lavoratori e familiari esposti indirettamente sarebbero a rischio. Un recente studio pubblicato nel Journal of Clinical Oncology ha confermato il legame tra uso genitale del talco e tumore ovarico.
Secondo Asbestos.com, l’azienda ha dichiarato di aver risolto il 95% delle cause per mesotelioma, ma restano ancora oltre 60.000 cause legali attive legate al cancro ovarico. I tribunali hanno emesso verdetti milionari, tra cui un risarcimento di 260 milioni di dollari nel 2024 a favore di una donna malata di mesotelioma e 45 milioni di dollari alla famiglia di un’altra vittima. Nel 2021, la Corte d’appello del Missouri ha ridotto a 2,1 miliardi di dollari un maxi-risarcimento per 22 donne colpite da tumore ovarico. L’azienda ha speso circa 1 miliardo di dollari per difendersi legalmente e, nel 2025, un giudice fallimentare ha respinto un piano di risarcimento da 10 miliardi, il terzo tentativo fallito da parte di J&J di gestire le cause attraverso la bancarotta di una sua controllata.

Dove sono stati i controlli?
Le autorità di regolamentazione? In ritardo. Inefficaci. I controlli sono stati scarsi, lenti e spesso lasciati all’autoregolamentazione delle stesse aziende produttrici. In altre parole: il lupo a guardia del gregge. Perché non è mai stata imposta un’etichettatura trasparente? Perché si è continuato a vendere talco potenzialmente dannoso in tutto il mondo, anche dopo le prime evidenze?
Il caso del talco è un monito: non tutto ciò che è familiare è sicuro. Non tutto ciò che profuma è innocente. È un’ennesima storia di salute pubblica sacrificata, di corporazioni cieche all’etica, di vittime ridotte a statistiche.
Sarebbe ora di pretendere trasparenza, giustizia e risarcimenti veri. E, soprattutto, sarebbe ora di smettere di trattare il corpo umano come una zona franca per gli esperimenti dell’industria cosmetica.
https://www.asbestos.com/companies/johnson-johnson
https://ascopubs.org/doi/10.1200/JCO.23.02037
