Durante il programma Agorà su Rai3, una domanda ha scatenato reazioni furiose: “Cosa dobbiamo fare per fare in modo che i figli, i MASCHI BIANCHI, di figli così ce ne siano di meno ?”
La domanda è stata lanciata dalla giornalista Sara Mariani, in un contesto che stava trattando temi legati alla violenza di genere e al femminicidio si è trasformato in una spirale pericolosa di generalizzazioni e stereotipi. La domanda, con la sua crudezza e superficialità, non solo ha distorto il dibattito, ma ha anche alimentato una narrazione divisiva che ha un impatto devastante sul discorso pubblico.
La domanda, infatti, non solo si è limita a identificare un gruppo per il suo genere, ma lo fa in base a una caratteristica etnica, rendendo il “maschio bianco” un tratto distintivo da ridurre o eliminare per risolvere un problema.
Questo tipo di retorica alimenta una pericolosa ideologia che colpevolizza gli uomini bianchi, trattandoli come la causa di tutti i mali sociali.
Ridurre una tematica così delicata come la violenza di genere a un problema esclusivamente legato a “maschi bianchi” è un atto irresponsabile, che fomenta l’odio e la divisione sociale. Non si può marchiare un’intera categoria di individui come responsabile per i crimini commessi da pochi, poiché la violenza è un fenomeno ben più complesso e non riconducibile a etnia o genere.
La difesa del sindacato Usigrai, che ha ridotto l’incidente a un “malinteso”, è altrettanto deplorevole. Minimizzare l’accaduto è un grave errore, poiché la domanda era chiara e indicativa di una visione distorta della realtà sociale, un tentativo di ridurre la complessità dei problemi a soluzioni facili e polarizzanti.
Questo incidente è una drammatica testimonianza di come il dibattito sulla violenza e sulle disuguaglianze, trattato con superficialità e ideologia, non solo diventa sterile, ma contribuisce ad allontanare qualsiasi possibilità di soluzione reale. La vera tragedia è che, anziché affrontare i problemi con serietà e lungimiranza, si preferisce alimentare odio, incomprensione e rancore, che rende ogni passo verso la soluzione ancora più difficile.