Un ingegnere di Google Cloud ha interrotto il CEO di Google Israel, Barak Regev, durante una conferenza tecnologica a New York, dichiarando il suo rifiuto di contribuire alla creazione di tecnologie che supportino il genocidio. Il contesto riguarda il contratto di 1,2 miliardi di dollari noto come Project Nimbus, stipulato da Google per fornire servizi cloud all’esercito e al governo israeliani. L’ingegnere ha sottolineato che questo contratto permette una maggiore sorveglianza e raccolta illecita di dati sui palestinesi, facilitando anche l’espansione degli insediamenti illegali israeliani nei territori palestinesi.
Durante un discorso principale a New York lunedì scorso, il direttore generale della divisione Google in Israele è stato interrotto da un dipendente della divisione cloud dell’azienda, che ha protestato: “Mi rifiuto di sviluppare tecnologie che alimentano il genocidio”. Successivamente, l’ingegnere di Google Cloud è stato licenziato. Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di conflitti interni che coinvolgono Google, che fatica a gestire il dissenso interno. Un portavoce di Google ha dichiarato che il dipendente è stato licenziato per “aver interferito con un evento ufficiale sponsorizzato dall’azienda”.
Recentemente, oltre 600 dipendenti di Google hanno firmato una lettera indirizzata alla dirigenza, chiedendo che l’azienda ritiri il suo patrocinio della conferenza annuale Mind the Tech, che promuove l’industria tecnologica israeliana.
Le preoccupazioni dei dipendenti di Google riguardo la fornitura di tecnologia alle forze armate, sia negli Stati Uniti che all’estero, erano emerse già nel 2018, quando ci furono proteste contro un contratto del Dipartimento della Difesa chiamato Project Maven. La controversia si è poi estesa a Project Nimbus, un accordo da 1,2 miliardi di dollari per servizi di intelligenza artificiale e computing tra Google, Amazon Web Services e il governo israeliano.
Questa settimana è emersa un’altra controversia interna legata alla crisi a Gaza. Prima di un summit per la Giornata Internazionale della Donna nella Silicon Valley, il forum dei dipendenti di Google è stato invaso da commenti riguardanti i contratti militari dell’azienda con Israele. Secondo quanto dichiarato da un portavoce di Google a CNBC, il forum online è stato chiuso a causa di contenuti definiti “divisivi e disturbanti per il nostro ambiente di lavoro”,
La polemica si è fatta più intensa anche nei confronti di Gemini, la chatbot di intelligenza artificiale di Google. I dipendenti pongono domande incisive sulla sua presunta neutralità, sottolineando che non ha risposto in modo adeguato a domande sulla situazione delle donne palestinesi rispetto a quelle in Francesi. Al contempo, emerge la richiesta di chiarezza su come Google stia commemorando Mai Ubeid, giovane ingegnere del colosso tecnologico, uccisa in un attacco aereo israeliano a Gaza lo scorso anno.
La tensione all’interno di Google è cresciuta ulteriormente a causa dell’aggravarsi del conflitto in Medio Oriente negli ultimi cinque mesi. In ottobre, in risposta a un attacco da parte di Hamas, Israele ha lanciato un attacco militare che ha causato 30.717 vittime palestinesi e 72.156 feriti.
Questo sconvolgente scenario ha lasciato i civili palestinesi in una situazione di estrema vulnerabilità, privati di accesso alle cure mediche, all’acqua e al cibo. Le risorse fondamentali per la sopravvivenza quotidiana sono state drasticamente compromesse, generando una crisi umanitaria di proporzioni allarmanti, come documentato da fonti ufficiali e rapporti sul campo. La gravità della situazione ha richiamato l’attenzione e sollevato interrogativi all’interno della comunità internazionale e anche all’interno dell’ambiente di lavoro di Google, contribuendo ad aumentare la tensione tra i dipendenti.
beata l’ingenuità di questo ingegnere che fissa l’attenzione sugli effetti
ma non le cause . .