La libellula è rimasta invariata in 125 milioni di anni mentre la scimmia si sarebbe trasformata in un umano in soli 3 milioni di anni.
La vespa come la conosciamo oggi è identica a quella che abitava il pianeta 100 milioni di anni fa
In 50 milioni di anni il pipistrello è rimasto immutato, nessuna evoluzione, gli scienziati lo spiegano così: non ha subito mutazioni perché perfetto così com’è.
Due acari e un moscerino di 230 milioni di anni fa
I ricercatori dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr e l’Università di Padova hanno trovato dentro delle gocce di ambra raccolte sulle Dolomiti, due acari e un moscerino rimasti intrappolati ben 230 milioni di anni. La sorpresa dei ricercatori:
“È sorprendente come la morfologia di tali acari triassici sia simile a quella delle specie odierne appartenenti alla famiglia Eriophyoidea”
La scoperta di acari e moscerini intrappolati nell’ambra delle Dolomiti, risalenti a 230 milioni di anni fa, rappresenta una sfida diretta alla teoria dell’evoluzione darwiniana. L’osservazione della sorprendente similitudine tra questi antichi acari e le loro controparti moderne solleva gravi interrogativi sull’ipotesi di un cambiamento evolutivo costante e graduale.
Secondo la teoria darwiniana, le specie dovrebbero evolversi continuamente attraverso la selezione naturale. Tuttavia, il fatto che la morfologia di questi acari sia rimasta pressoché invariata per un periodo così esteso mette in discussione questa fondamentale aspettativa scientifica. Come può una specie persistere immutata per centinaia di milioni di anni, nonostante le profonde trasformazioni ambientali avvenute nel corso del tempo?
Sebbene possa sembrare che questi acari siano stati adattati perfettamente al loro ambiente, è evidente che nessun ambiente rimane statico per così lungo tempo. Ciò solleva dubbi significativi sulla capacità della selezione naturale di spiegare interamente le dinamiche evolutive osservate.
La selezione naturale dovrebbe essere il principale motore del cambiamento evolutivo, con ogni linea evolutiva che subisce variazioni significative nel corso di milioni di anni. Tuttavia, la scoperta di queste specie “congelate nel tempo” suggerisce che altri meccanismi evolutivi potrebbero essere in gioco, rendendo necessaria una revisione dei paradigmi attuali sull’evoluzione.
La persistenza di queste specie antiche e morfologicamente conservative suggerisce l’esistenza di complessi meccanismi interni di regolazione genomica che potrebbero stabilizzare le linee evolutive nel lungo termine. Questa prospettiva contraddice la visione tradizionale dell’evoluzione come risultato di mutazioni casuali e selezione naturale.
Nonostante la teoria dell’evoluzione abbia fornito una base importante per la biologia moderna, mostra ora chiaramente le sue limitazioni nel spiegare la stasi evolutiva e la complessità dei processi biologici. È evidente che ci sono ancora aspetti dell’evoluzione che rimangono misteriosi e che potrebbero richiedere nuove teorie per essere compresi appieno.