Il tono è professionale, tradendo nell’accento l’origine dei protagonisti. Stiamo parlando dell’incontro ravvicinato tra due delle tanti navi da guerra che si muovono nel Mediterraneo Orientale, altro fronte caldo della crisi ucraina. La fregata francese “Forbin” contatta la “Ammiraglio Grigorovich”, una delle più moderne unità della flotta di Mosca.
La fregata fa parte della scorta della portaerei Charles De Gaulle, in navigazione a largo di Cipro. Dalla “Forbin” chiedono ai russi di cambiare rotta: “Vi state avvicinando alla nostra posizione, per favore spostatevi verso destra e venite a 105 gradi”.
“Ricevuto, dirigo su 105 gradi”, è la risposta.
Poi l’avvertimento, con tono privo di emozione: “Grazie. Vi avvisiamo che la nostra portaerei naviga a dieci miglia. Vi domandiamo di mantenere una distanza di sicurezza di dieci miglia”.
Pronta la replica russa, con un’aria di sufficienza: “Ho capito, manterremo quella distanza dalla portaerei”.
Dieci miglia ossia diciotto chilometri quindi separano la flotta francese dalla nave russa. È esattamente la portata dei cannoni della “Ammiraglio Grigorovich”, che dispone di armi molto più potenti: i missili ipersonici Kalibr, lanciati in passato contro le basi dell’Isis in Siria. Incontri come questo – accaduto due giorni fa – stanno avvenendo in continuazione: un incrociatore russo e un caccia americano si sono inseguiti da Gibilterra al Canale di Sicilia. E danno la misura di quanto sia alta la tensione anche nei nostri mari: può bastare una manovra sbagliata per provocare un incidente irreparabile.
Visto: 1.720