In un luogo dilaniato da guerre e sofferenze, alcune soldatesse decidono di ballare tra le macerie e le vite distrutte, dando un segnale sconcertante di indifferenza e mancanza di pietà. Questo comportamento, è un atto di insensibilità in un contesto di morte e distruzione.
La condotta durante la guerra richiede maturità, rispetto e umanità, ma ballare in mezzo al caos e alla sofferenza umana trasmette un messaggio di indifferenza e disprezzo per la vita umana.
Le forze armate, incaricate di proteggere e preservare, dovrebbero essere il baluardo dei valori fondamentali. Tuttavia, ballare durante la guerra rappresenta una totale mancanza di rispetto verso chi sta soffrendo a causa del conflitto, e un tradimento dei principi che dovrebbero essere al centro di tali istituzioni.
Questa mancanza di sensibilità è ancor più evidente alla luce delle drammatiche cifre riportate dal canale televisivo del Qatar Al Jazeera, secondo cui almeno 20mila persone sono morte nella Striscia di Gaza dall’inizio di una nuova ondata del conflitto israelo-palestinese il 7 ottobre. Tra le vittime, si contano 8mila bambini e più di 6mila donne, mentre risultano disperse circa 7mila persone. Questi dati sconvolgenti rendono ancora più inaccettabile un balletto durante la guerra, evidenziando la necessità urgente di umanità e compassione in un contesto così tragico.
Basta guardarle in faccia, le loro facce da ebete, come si muovono per capire che sono solo dei pezzi di carne, nient’altro.
Mellusu Is pisittusu (meglio i gatti).