«Mi hanno immobilizzato sul letto perché io fino all’ultimo non lo lasciavo andare mio figlio, i poliziotti erano in dieci, in dieci per un bambino. Ho ancora i segni della colluttazione sulle braccia».
Laura Ruzza ha 40 anni e un figlio di sette che chiameremo Giorgio. Lunedì scorso le forze dell’ordine si sono presentate davanti alla sua casa, vicino a Viterbo, per eseguire il provvedimento, disposto otto mesi fa dal tribunale dei minori di Roma, di sospensione della responsabilità genitoriale di padre e madre con il conseguente affidamento di Giorgio ad una casa famiglia. Il prelevamento del bimbo che è anche malato di epilessia, è stato drammatico.
Gli agenti hanno sfondato la porta della stanza in cui la mamma si era chiusa con il figlio e lo hanno portato via con la forza. Ieri, a sorpresa è arrivata una video-chiamata: «Mi hanno detto che Giorgio aveva avuto una giornata particolare e mi ci hanno fatto parlare. Lui aveva dei lividi in faccia, come se fosse caduto. Forse ha avuto una crisi epilettica perché l’operatrice mi ha chiesto quali fossero i giusti dosaggi delle medicine da dargli!». E poi, nel pomeriggio, è giunta la notizia che Giorgio è in una casa famiglia a un’ora di guida da casa della madre e che lei lo potrà per un’ora solo una volta a settimana.