Nel maggio 2021, Google e Amazon hanno firmato un contratto da 1,22 miliardi di dollari con il governo israeliano per fornire tecnologia cloud avanzata e strumenti di intelligenza artificiale all’esercito e alle istituzioni israeliane. Conosciuto come Project Nimbus, questo accordo ha messo nelle mani dell’esercito israeliano potenti infrastrutture digitali utilizzate per sorvegliare, controllare e reprimere il popolo palestinese.
Quattro anni dopo, siamo nel 2025 e nulla è cambiato. Anzi, il contratto è ancora attivo e le tecnologie fornite continuano a essere impiegate per facilitare un sistema di apartheid che da decenni massacra la popolazione palestinese, comprese donne e bambini.
Come funziona la tecnologia?
Google e Amazon offrono servizi di cloud computing, una rete di computer potentissimi che immagazzinano e analizzano dati provenienti da telecamere, droni e altri dispositivi di sorveglianza. Questi dati – immagini, video, informazioni sulle persone e sui luoghi – vengono processati da sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale in grado di riconoscere volti, tracciare movimenti e identificare individui.
In pratica, la tecnologia consente all’esercito israeliano di monitorare con precisione la popolazione palestinese, di organizzare operazioni militari mirate e di mantenere un controllo stretto e oppressivo sulle aree occupate.
Un sistema di oppressione attivo, non un ricordo
Il progetto Nimbus non è una pagina chiusa del passato, ma una realtà attiva che alimenta ogni giorno la repressione. La tecnologia fornita non si limita a conservare dati: li trasforma in informazioni strategiche che permettono azioni militari precise, con conseguenze drammatiche.
Queste operazioni non risparmiano neanche i civili più vulnerabili: donne, anziani, e spesso bambini sono vittime di attacchi mirati che la tecnologia contribuisce a facilitare. La realtà è cruda e inaccettabile: Google e Amazon, attraverso il loro supporto tecnologico, diventano complici indiretti del genocidio in corso.
Perché il boicottaggio è ancora urgente
Nonostante le proteste interne alle aziende e le denunce delle organizzazioni per i diritti umani, Google e Amazon hanno deciso di mantenere il loro coinvolgimento, scegliendo il profitto.
Il boicottaggio di questi colossi tecnologici non è una mera azione simbolica: è uno strumento concreto per esercitare pressione e chiedere loro di interrompere immediatamente il sostegno a un regime che viola sistematicamente i diritti umani.
Un appello alla responsabilità
Google e Amazon hanno il potere e la responsabilità di scegliere come e a chi vendere le loro tecnologie. Ignorare gli allarmi lanciati dai propri dipendenti e dalle organizzazioni internazionali non è solo una scelta economica, ma una scelta morale.
Nel 2025, è imperativo che consumatori, lavoratori, attivisti e governi si uniscano per dire basta a questa complicità. Il boicottaggio, il disinvestimento e la pressione politica sono gli strumenti con cui possiamo opporci a un sistema che usa la tecnologia per opprimere e uccidere.
La tecnologia deve essere al servizio della pace, della libertà e non della guerra, dell’occupazione e dell’apartheid.
Google e Amazon hanno scelto da che parte stare. Ora tocca a noi scegliere da che parte stare.
Boicottiamo Google e Amazon finché non porranno fine alla loro complicità attiva con un regime che sta perpetrando il genocidio del popolo palestinese.
