Dopo Londra con Sadiq Khan e Rotterdam con Ahmed Aboutaleb, un’altra grande metropoli occidentale potrebbe presto essere guidata da un sindaco musulmano. Zohran Mamdani, esponente socialista esponente socialista che ha vinto le primarie democratiche a New York, incarna l’ultima espressione di un islam politico che punta a consolidare la propria presenza ai vertici del potere globale. Ma New York è pronta ad accogliere questo cambiamento?
L’islamizzazione strisciante delle città europee
Negli ultimi anni, l’islam ha iniziato a conquistare posizioni sempre più alte nei centri di potere delle grandi città occidentali. Londra e Rotterdam sono due esempi chiari: qui i sindaci, Sadiq Khan e Ahmed Aboutaleb, sono musulmani e rappresentano una nuova fase in cui la religione entra con forza nella politica.
A Londra, circa il 15% della popolazione è di fede musulmana e in alcuni quartieri, come Tower Hamlets, la comunità islamica rappresenta ormai la maggioranza. La presenza dell’islam è diventata una componente stabile e visibile del paesaggio urbano. Il sindaco Sadiq Khan ha sostenuto diverse iniziative, tra cui il finanziamento di progetti culturali islamici e l’introduzione di menu halal nelle scuole.
Allo stesso tempo, in molte zone d’Europa, si nota un altro fenomeno: in quartieri delle periferie di Parigi o Bruxelles, si stanno formando aree dove la legge dello Stato fatica a imporsi e dove si seguono regole non ufficiali ispirate alla legge islamica. Questo fa nascere dubbi e tensioni su quanto l’integrazione stia davvero funzionando.
In questo contesto si inserisce la figura di Zohran Mamdani, giovane politico newyorkese, socialista e musulmano praticante, che si è fatto notare per le sue posizioni radicali e per la sua vicinanza ai movimenti progressisti. Figlio della regista indiana Mira Nair e dello studioso Mahmood Mamdani, è cresciuto negli Stati Uniti e ora punta in alto nella politica di New York. La sua eventuale elezione a sindaco segnerebbe un altro passo nella crescita dell’influenza musulmana nelle grandi città dell’Occidente.
Ma la sua candidatura solleva anche alcune domande importanti: si tratta solo di un normale cambiamento generazionale e culturale? Oppure siamo di fronte a un progetto più profondo, in cui l’identità religiosa viene usata per costruire potere politico? New York, da sempre simbolo di apertura e diversità, è pronta per un cambiamento del genere? E fino a che punto questa apertura può convivere con valori che, in alcuni casi, sembrano entrare in contrasto con quelli della democrazia liberale?
Mamdani: un socialista o un cavallo di Troia?
(Nel video si vede il traffico nel centro di Londra completamente bloccato mentre migliaia di musulmani partecipano alla celebrazione della festa dell’Ashura.)
Zohran Mamdani evita di ostentare apertamente la sua fede e preferisce utilizzare un linguaggio dai toni universalisti, parlando di giustizia sociale e di lotta alle disuguaglianze. Tuttavia alcuni segnali sollevano dubbi sulla reale neutralità delle sue posizioni, come i suoi legami con attivisti islamici e la collaborazione con gruppi che difendono organizzazioni come il CAIR, spesso accusate da alcuni ambienti di vicinanza all’estremismo.
La sua retorica politica assume spesso un tono marcatamente anti-occidentale, con critiche ricorrenti agli Stati Uniti e a Israele, ma un silenzio quasi totale su paesi islamici autoritari, nei confronti dei quali sembra adottare un atteggiamento più indulgente.
A New York vivono oltre 800.000 musulmani, circa il 10% della popolazione, e in quartieri come Astoria, nel Queens, la presenza dell’islam è sempre più radicata nella cultura e nel tessuto sociale. Se Zohran Mamdani dovesse vincere, questo rappresenterebbe un segnale politico di enorme portata.
Dopo figure come Sadiq Khan a Londra e Ahmed Aboutaleb a Rotterdam, anche negli Stati Uniti si affermerebbe l’idea che l’islam non è più solo una minoranza religiosa, ma una forza sociale e politica in rapida ascesa. Questo però potrebbe aprire la strada a nuovi conflitti culturali, dalle polemiche sul velo islamico nelle scuole alla richiesta di cibo halal negli edifici pubblici, alimentando battaglie identitarie già latenti.
Inoltre si porrebbe una seria questione sulla tenuta della laicità, perché se in Francia il principio della laïcité ha mostrato una certa resistenza, in un contesto come quello americano, basato su un multiculturalismo più radicale, il rischio di cedimenti sarebbe concreto.
Quella di Mamdani non è una semplice candidatura: è un test per capire se l’islam politico è pronto a governare le nazioni occidentali. Se vince, sarà la prova che l’Occidente è ormai pronto a consegnare le sue città all’islam.
Una cosa è certa: la partita è aperta, e le poste in gioco sono altissime.

Hanno fatto sindaco di New York un musulmano SCIITA. Ovvero un musulmano della stessa denominazione religiosa che esprime il 92% in …IRAN. Capito il messaggio neanche tanto subliminale?
Mentre bombardiamo l’Iran, stiamo dalla parte dei musulmani sciiti. Il problema è solo il Regime di Teheran, non il popolo. Già, come no.
Questo pupazzetto dovrà OBBEDIRE, come Trump, ai soliti padroni.
il covid era veramente una prova generale per testare l’intelligenza umana
a livello mondiale. Questo è il risultato , non è galvanizzante assistere alla
profanazione delle tombe di chi per difendere la libertà ha perso la vita.
Governi ed Istituzioni compiacenti in prima linea.