Le tensioni tra Israele e Iran hanno raggiunto un nuovo apice dopo un attacco israeliano contro obiettivi iraniani. A rendere la situazione ancora più esplosiva sono le dichiarazioni contrastanti tra Washington e Tel Aviv, che mettono in luce divergenze significative tra i due alleati.
Washington prende le distanze: “Israele ha agito da solo”
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato con fermezza:
“Israele ha compiuto un’azione unilaterale contro l’Iran. Gli Stati Uniti non sono coinvolti. La nostra priorità resta la protezione delle forze americane nella regione”.
Una presa di posizione chiara, che sembra mirata a evitare un confronto diretto con Teheran in un contesto già carico di tensioni.
Israele smentisce: “Attacco concordato con Washington”
A poche ore di distanza, un alto funzionario israeliano ha però fornito una versione completamente diversa al Jerusalem Post:
“Abbiamo presentato all’amministrazione americana prove concrete sull’accelerazione del programma nucleare iraniano. L’attacco è stato condotto in pieno coordinamento con gli Stati Uniti”.
Due versioni incompatibili. Se per Washington si è trattato di un’azione autonoma, perché Israele insiste su una pianificazione condivisa?
Teheran accusa: “Complicità americana nell’attacco”
Il portavoce delle forze armate iraniane non ha lasciato spazio a dubbi:
“Israele ha lanciato l’attacco con il sostegno degli Stati Uniti”.
Ma se davvero Washington non fosse coinvolta, come si spiega allora l’affermazione di un funzionario israeliano che parla di un “coordinamento totale e completo”? Gli Stati Uniti temono forse ritorsioni contro le loro basi militari e i loro interessi nella regione? Oppure è Israele a cercare di trascinarli in un conflitto diretto con l’Iran?
La Retorica della Minaccia Nucleare
Il nodo centrale rimane il programma nucleare iraniano. Da anni, Israele sostiene che Teheran sia a un passo dalla bomba, ma le prove concrete rimangono elusive. L’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ha più volte segnalato attività sospette, ma senza mai confermare un’effettiva militarizzazione del programma.
Ciononostante, la narrazione della “minaccia esistenziale” viene utilizzata per giustificare operazioni militari, sabotaggi e assassinii di scienziati iraniani. Una strategia che, al di là delle reali intenzioni iraniane, alimenta un circolo vizioso di violenza.
Le sanzioni, gli attacchi segreti e le dichiarazioni incendiarie non hanno finora risolto nulla. Al contrario, hanno solo reso più probabile uno scontro aperto.
Se Israele ha davvero prove inconfutabili sulle ambizioni nucleari iraniane, le renda pubbliche e le sottoponga alla comunità internazionale. Se gli USA vogliono evitare una guerra, smettano di giocare su due tavoli. E se l’Iran vuole dimostrare la natura pacifica del suo programma, accetti ispezioni trasparenti e senza condizioni. Altrimenti, continueremo a scivolare verso un conflitto che nessuno potrà davvero vincere.
