L’avvertimento arriva da Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, che in queste ore ha messo il tema “sul piatto” anche in tv e su Twitter, e che all’Adnkronos Salute spiega: «Io non ho notizie dirette perché non ho avuto direttamente casi di questo tipo, però cominciano a esserci delle segnalazioni di qualche effetto collaterale in più per i vaccinati che avevano già avuto l’infezione». E precisa: «Magari anche semplicemente disturbi nel sito di inoculo. Ma se uno ha già un’immunità attivata, e tu gli fai il vaccino che gliela attiva ancora di più è più facile che a distanza anche di un tempo ragionevole ci sia un po’ di reazione, perché quella persona l’immunità attivata contro Sars-CoV-2 ce l’ha già».
Galli cita, tra gli altri, uno dei lavori comparso su “Science” e condotto negli Usa su oltre 30mila persone, conclude che «la vasta maggioranza degli infettati che hanno avuto un’infezione da lieve a moderata, quindi la stragrande maggioranza di chi si ammala, manifesta la capacità di una robusta risposta anticorpale contro la proteina Spike del coronavirus; i livelli di anticorpi risultano stabili per almeno 5 mesi, e correlano significativamente con la neutralizzazione di virus Sars-CoV-2 reali. Più del 90% dei sieroconvertiti produce anticorpi neutralizzanti – sottolinea l’infettivologo – Qualcuno che non li fa c’è sicuramente, ma se non li fa dopo l’infezione naturale non è neanche detto che li faccia dopo il vaccino».