Con la morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, la Chiesa cattolica si appresta a vivere uno dei momenti più solenni e delicati della sua vita istituzionale: il conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. La data prevista per l’inizio delle votazioni è ai primi di maggio, e in queste settimane cardinali da tutto il mondo stanno facendo ritorno a Roma.
Molti dei porporati elettori, in totale 122 al momento, sono stati creati proprio da Papa Francesco nel corso dei suoi oltre dodici anni di pontificato. Questo aspetto rende particolarmente interessante il quadro degli equilibri interni: se da un lato il corpo elettorale riflette in buona parte l’impronta pastorale e riformista di Francesco, dall’altro non mancano tensioni tra le correnti più progressiste e quelle più conservatrici.
Tra i nomi che circolano con maggiore insistenza nei Sacri Palazzi e tra i vaticanisti internazionali, si delineano alcune figure considerate “papabili”, ovvero potenziali successori al soglio di Pietro. Questi uomini, provenienti da diversi continenti, incarnano visioni differenti della Chiesa, tra istanze di riforma, radicamento nella tradizione e attenzione alle sfide globali contemporanee.
I principali “papabili”
Italiani
- Pietro Parolin (70 anni) – Attuale Segretario di Stato vaticano, Parolin è uno dei più influenti cardinali della Curia Romana. Con una lunga carriera diplomatica alle spalle, è considerato un equilibrato uomo di mediazione, capace di mantenere il dialogo aperto tra le varie anime della Chiesa. La sua candidatura è vista come una soluzione di compromesso, che potrebbe trovare consensi sia tra i progressisti moderati che tra i conservatori pragmatici.
– LGBT+: Cauto, tendenzialmente conservatore. Ha definito il riconoscimento delle unioni civili in Italia “un momento triste”, ma ha poi assunto toni più diplomatici.
– Immigrazione: Pro, in linea con la dottrina sociale della Chiesa; ha sostenuto il diritto all’accoglienza e alla solidarietà. - Matteo Maria Zuppi (69 anni) – Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è stata una figura profondamente in sintonia con lo spirito di Papa Francesco. Le sue missioni in Ucraina e in Africa, lo rendendolo uno dei volti più rappresentativi di quella “Chiesa in uscita” tanto cara a Bergoglio. Il suo operato è riconosciuto e stimato anche a livello internazionale, in diversi contesti ecclesiali.
– LGBT+: Aperto e inclusivo, sostiene l’accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa, pur nel rispetto della dottrina. È intervenuto a convegni su inclusività e ha un tono empatico.
– Immigrazione: Molto pro, schierato a favore dell’accoglienza, attivo con la Comunità di Sant’Egidio. - Pierbattista Pizzaballa (60 anni) – Patriarca latino di Gerusalemme, ha una vasta esperienza nel dialogo interreligioso, maturata in uno dei contesti più complessi e delicati al mondo. È considerato un pastore concreto e capace di costruire ponti tra fedi e culture, qualità sempre più apprezzate in un’epoca di tensioni religiose globali.
– LGBT+: Tradizionale, non noto per posizioni aperte sul tema.
– Immigrazione: Positivo, promuove il dialogo interreligioso e l’accoglienza, soprattutto in contesti medio-orientali.
Internazionali
- Luis Antonio Tagle (67 anni, Filippine) – Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, è uno dei volti più noti della Chiesa asiatica. Soprannominato “l’Asian Francis” per il suo stile empatico, comunicativo e vicino ai poveri, Tagle era molto stimato da Papa Francesco e da ampi settori progressisti. Tuttavia, alcuni ritengono che la sua vicinanza al Papa uscente possa penalizzarlo in un conclave segnato dalla ricerca di equilibrio.
– LGBT+: Molto inclusivo, senza cambiare la dottrina, è favorevole all’accoglienza pastorale delle persone LGBT.
– Immigrazione: Molto pro, è stato una delle voci più forti per i migranti asiatici; sostenitore dei rifugiati. - Peter Kodwo Appiah Turkson (76 anni, Ghana) – Uno dei cardinali africani più noti a livello globale, ha lavorato a lungo in Curia ed è stato tra i protagonisti delle riflessioni sullo sviluppo umano integrale. Attivo su temi come la giustizia sociale e la crisi climatica, è stato spesso indicato come possibile primo Papa africano dell’epoca moderna, anche se la sua età potrebbe costituire un limite.
– LGBT+: Conservatore ma non ostile, in passato ha parlato di rispetto per tutte le persone ma ha difeso la dottrina classica.
– Immigrazione: Pro, focalizzato soprattutto su giustizia globale e cause strutturali delle migrazioni. - Péter Erdő (72 anni, Ungheria) – Teologo e canonista di grande preparazione, è un riferimento per l’ala conservatrice dell’episcopato europeo. Già presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha una visione ecclesiologica più tradizionale e potrebbe rappresentare un ritorno a uno stile più istituzionale e meno pastorale.
– LGBT+: Molto conservatore, in linea con la posizione del governo ungherese; ha difeso una visione tradizionale della famiglia.
– Immigrazione: Contro, cauto su accoglienza diffusa; vicino a posizioni restrittive dell’Ungheria. - Jean-Marc Aveline (66 anni, Francia) – Arcivescovo di Marsiglia, è una voce importante nel dialogo tra religioni e nella riflessione su come la Chiesa può rispondere alle sfide poste dalla secolarizzazione e dalla diversità culturale. Le sue posizioni aperte e l’esperienza pastorale in un contesto multiculturale lo rendono un candidato credibile per chi desidera continuità con l’approccio inclusivo di Francesco.
– LGBT+: Aperto, non si è espresso apertamente per cambiamenti dottrinali, ma molto sensibile alla pastorale inclusiva.
– Immigrazione: Molto pro, la sua diocesi (Marsiglia) è fortemente multiculturale e lui promuove il dialogo interreligioso. - Fridolin Ambongo Besungu (64 anni, Congo) – Attuale arcivescovo di Kinshasa, è una delle figure più forti della Chiesa africana. Impegnato nella difesa dei diritti umani e della giustizia sociale, ha spesso preso posizione contro lo sfruttamento delle risorse naturali e l’instabilità politica nella sua regione. Potrebbe rappresentare un segno di attenzione concreta verso il Sud del mondo.
– LGBT+: Tradizionalista su questo punto, coerente con la maggioranza dei vescovi africani, spesso critici verso i diritti LGBT.
– Immigrazione: Non molto rilevante per il suo contesto, ma in linea generale pro solidarietà verso sfollati e rifugiati africani. - Robert Sarah (79 anni, Guinea) – Nonostante l’età lo ponga ai limiti della possibilità reale di essere eletto, il suo nome continua a circolare come simbolo di una Chiesa legata alla tradizione liturgica e dottrinale. Già prefetto della Congregazione per il Culto Divino, è una figura di riferimento per i conservatori di tutto il mondo.
– LGBT+: Decisamente contro, ha parlato in termini molto critici, sostenendo che l’ideologia gender sia una “minaccia”.
– Immigrazione: Cauto se non critico, ha invitato l’Africa a non “svuotarsi” incentivando l’emigrazione verso l’Europa. - Mario Grech (68 anni, Malta) – Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, è molto vicino alla visione sinodale di Papa Francesco, che promuove una maggiore partecipazione del popolo di Dio nel governo della Chiesa. È considerato un ottimo mediatore, capace di ascolto e discernimento, e potrebbe essere una figura di sintesi in un eventuale stallo tra correnti.
– LGBT+: Moderatamente aperto, ha parlato della necessità di ascolto e accompagnamento pastorale, senza rotture dottrinali.
– Immigrazione: Pro, coerente con la posizione della Chiesa maltese e del Mediterraneo centrale.
Il prossimo conclave sarà con ogni probabilità uno dei più osservati degli ultimi decenni. Il mondo guarda con attenzione a ciò che accadrà nella Cappella Sistina, non solo per l’importanza spirituale della figura del Papa, ma anche per il suo impatto geopolitico e culturale. La Chiesa cattolica, con oltre un miliardo e trecento milioni di fedeli, si trova a un crocevia: continuare il cammino riformatore tracciato da Francesco o dare spazio a un ritorno a una maggiore centralità istituzionale e dottrinale.
Oltre alle dinamiche interne tra riformisti e tradizionalisti, gioca un ruolo sempre più forte la dimensione globale. In ogni caso, l’elezione del nuovo Pontefice non sarà solo una questione di nomi, ma di visione: quale volto dovrà avere la Chiesa del XXI secolo?
