L’Antitrust impone la rimozione della dicitura “Zero emissioni” dalle pubblicità: un giro di vite contro il greenwashing
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha recentemente ordinato a due società, XEV e Microlino Italia, di rimuovere dalle loro campagne pubblicitarie affermazioni ingannevoli come “Zero emissioni”, “100% sostenibile” e “Impatto zero sull’ambiente” relative ai loro veicoli elettrici per la mobilità urbana.
In una mossa decisa contro la pratica del greenwashing, l’Antitrust ha ordinato la rimozione della dicitura “Zero emissioni” da una serie di campagne pubblicitarie. L’iniziativa rientra in un ampio piano volto a contrastare le affermazioni ingannevoli in ambito ambientale, garantendo una maggiore trasparenza per i consumatori.
L’uso dell’espressione “Zero emissioni” nelle pubblicità è stato al centro dell’attenzione dell’Antitrust poiché può indurre il pubblico a credere che i prodotti o servizi promossi siano del tutto privi di impatto ambientale. In realtà, secondo l’Autorità, tali affermazioni possono essere fuorvianti se non accompagnate da adeguate informazioni che spieghino in modo dettagliato come le emissioni siano effettivamente ridotte o compensate.
Il fenomeno del greenwashing
Il greenwashing è una strategia di marketing che sfrutta la crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità ambientale, promuovendo prodotti o servizi come ecologici o “verdi” senza fornire prove concrete. In molti casi, le aziende utilizzano terminologie generiche o simboli verdi per dare l’impressione di una sensibilità ecologica che, all’atto pratico, non corrisponde a un reale impegno per la riduzione dell’impatto ambientale.
L’uso improprio della dicitura “Zero emissioni” è un esempio di questa pratica. Molti prodotti pubblicizzati come “a zero emissioni” in realtà compensano solo parzialmente l’impatto ambientale attraverso meccanismi come i crediti di carbonio o progetti di riforestazione. Tuttavia, tali azioni non sempre sono sufficientemente trasparenti o verificate, e possono dare l’impressione che il prodotto o servizio sia totalmente privo di impatti climatici, il che raramente corrisponde alla realtà.
L’intervento dell’Antitrust
L’Antitrust ha sottolineato come le affermazioni ambientali debbano essere basate su dati verificabili e presentate in modo chiaro e comprensibile. Nello specifico, l’Autorità richiede che qualsiasi claim relativo all’assenza di emissioni di gas serra sia supportato da informazioni dettagliate e precise sulle misure adottate per raggiungere tale obiettivo. In mancanza di questa trasparenza, le aziende rischiano di violare le normative sulla lealtà della concorrenza e sulla tutela del consumatore.
Una delle principali criticità evidenziate dall’Antitrust è che queste affermazioni risultavano generiche e non specificavano a quale fase del ciclo di vita del prodotto si riferissero. Infatti, l’espressione “Zero emissioni” può riferirsi alla produzione, all’uso o allo smaltimento del prodotto, come nel caso dei veicoli elettrici, senza chiarire in modo adeguato le differenze tra queste fasi. Questo tipo di vaghezza può ingannare i consumatori, poiché non offre una visione completa del reale impatto ambientale.
Le emissioni legate alla ricarica delle batterie
Un altro punto critico sollevato dall’Antitrust riguarda le emissioni legate alla ricarica delle batterie dei veicoli elettrici. La dicitura “Zero emissioni” tende a ignorare il fatto che le emissioni indirette dipendono fortemente dal mix energetico utilizzato per generare l’elettricità. In molti paesi, l’energia elettrica è ancora parzialmente prodotta da fonti fossili, il che significa che la ricarica di un veicolo elettrico potrebbe comportare l’emissione di gas serra se l’energia proviene da centrali a carbone o a gas naturale.
L’Autorità ha quindi sottolineato che, per essere considerata corretta, un’affermazione come “Zero emissioni” deve tenere conto anche delle emissioni derivanti dalla produzione dell’elettricità utilizzata per alimentare il veicolo, oltre a quelle generate nelle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto. Non è sufficiente, per esempio, limitare l’affermazione alle emissioni dirette durante l’uso del veicolo, ignorando il resto della catena di fornitura energetica.
Verso una maggiore trasparenza
Con questa decisione, l’Antitrust richiede alle aziende di essere molto più precise e trasparenti nelle loro affermazioni ambientali. Non basta più dire che un prodotto o servizio è “a zero emissioni” senza specificare esattamente a quale parte del processo si fa riferimento e quali siano i metodi utilizzati per raggiungere tali risultati. Ogni annuncio deve essere accompagnato da una spiegazione dettagliata che informi i consumatori se le emissioni considerate riguardano solo l’uso del prodotto o anche le fasi di produzione, ricarica e smaltimento.
L’azione dell’Antitrust si inserisce in un quadro normativo sempre più stringente, che prevede sanzioni per le imprese che utilizzano pratiche commerciali scorrette legate alla sostenibilità. In particolare, la Commissione Europea ha promosso iniziative volte a regolamentare l’uso delle affermazioni ambientali, con l’obiettivo di proteggere i consumatori e incentivare una transizione verso una vera economia circolare e sostenibile.
Cosa cambia per le aziende
Le aziende che desiderano promuovere i propri prodotti o servizi come sostenibili dovranno ora attenersi a criteri più rigorosi. Non sarà più sufficiente indicare che un prodotto è “a zero emissioni” senza spiegare chiaramente quali azioni sono state intraprese per raggiungere tale risultato e se tali misure siano state verificate da terze parti indipendenti.
L’Antitrust ha sottolineato che una campagna pubblicitaria a tema ambientale può essere considerata legittima solo se le affermazioni sono specifiche, misurabili e verificabili. Ad esempio, se un’azienda sostiene di compensare le proprie emissioni tramite progetti di riduzione delle emissioni di carbonio, dovrà fornire dettagli precisi su questi progetti, inclusi i metodi di calcolo e le certificazioni ottenute.
In risposta all’intervento dell’Antitrust, XEV e Microlino Italia hanno rimosso dai loro siti web espressioni come “100% green” e “zero emissioni”, che erano considerate troppo generiche e potenzialmente fuorvianti per i consumatori. Questa decisione è stata il risultato di un processo di moral suasion da parte dell’Antitrust, che ha spinto le aziende a conformarsi alle norme per evitare sanzioni più gravi in futuro.
Implicazioni per i consumatori
Questa decisione rappresenta una vittoria per i consumatori, che saranno ora meglio tutelati dalle affermazioni ingannevoli sul fronte ambientale. Grazie a una maggiore trasparenza, i cittadini potranno prendere decisioni di acquisto più consapevoli, scegliendo prodotti e servizi realmente sostenibili.
L’azione dell’Antitrust invia un chiaro segnale anche alle imprese, evidenziando l’importanza di un approccio etico e responsabile alla comunicazione ambientale. Promuovere un prodotto come ecologico o a impatto zero, senza fornire informazioni adeguate, non solo è scorretto, ma può anche minare la fiducia dei consumatori nei confronti delle iniziative di sostenibilità aziendale.
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