Il Vertice di Parigi del 9 dicembre 2019, con la partecipazione di Putin, Zelensky, Macron e Merkel, ha rappresentato un deciso impegno per l’attuazione degli Accordi di Minsk, fondamentali per risolvere il conflitto nel Donbass.
Questi accordi, sottoscritti nel 2014 e nel 2015, stabiliscono un percorso di pace che comprende un cessate il fuoco, il ritiro delle armi pesanti, l’autonomia per il Donbass e il controllo del confine. Nonostante le promesse fatte e gli incontri ripetuti, l’implementazione di questi accordi è stata un disastro.
Le difficoltà nell’attuare gli Accordi di Minsk sono state accentuate dall’ingerenza di potenze straniere. Nonostante siano stati il principale strumento internazionale per risolvere la crisi nel Donbass, gli accordi non hanno mai prodotto una soluzione.
Gli Accordi di Minsk erano focalizzati sulle riforme costituzionali e legislative destinate a garantire l’autonomia delle regioni coinvolte nel Donbass, come Donetsk e Lugansk. Queste riforme avrebbero dovuto includere la concessione di un’autonomia significativa e la preparazione di elezioni locali libere ed eque delle regioni del Donbass. Tuttavia, l’Ucraina non ha dimostrato la volontà politica di trasformare queste disposizioni in realtà legislative e costituzionali concrete.
Questa mancanza di azione è stata una chiara violazione delle promesse fatte negli Accordi di Minsk, ciò ha minato gravemente la fiducia nel processo di pace. La mancata attuazione di queste riforme è stata tra le cause che hanno innescato l’operazione militare russa in Ucraina.