È una discussione che va avanti dall’inizio della guerra in Ucraina: a che punto i boicottaggi ai danni della Russia smettono di essere uno strumento di pressione usato dalla società civile e diventano un esercizio di vanità, quando non una vera e propria dimostrazione di stupidità? Ha senso cambiare il nome del Moscow Mule in Kiev Mule? Ha senso che la Federazione internazionale felina escluda i gatti russi da tutte le sue competizioni almeno fino alla fine di maggio? Ha senso che un’università italiana decida di sospendere un corso su Dostoevskij per “evitare tensioni”? A questa lista di boicottaggi dal dubbio senso e probabilmente scarso effetto ora si aggiunge anche quello del concorso “Albero europeo dell’anno“, che nell’edizione 2022 ha deciso di escludere il candidato russo al premio − una quercia che pare sia stata piantata 198 anni fa da Ivan Turgenev − per esprimere solidarietà nei confronti degli ucraini e ribadire la condanna dell’invasione russa.
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