Kiev è stata attaccata nella notte, in quello che è stato definito il più grande assalto aereo russo dall’inizio del conflitto.
Nella notte tra sabato 6 e domenica 7 settembre 2025, le forze russe hanno condotto un’operazione aerea su larga scala contro diversi obiettivi in Ucraina. L’azione ha coinvolto oltre 800 droni Shahed e 13 missili balistici e da crociera, colpendo complessivamente 33 località in tutto il paese, tra cui la capitale Kiev, Kryvyi Rih, Dnipro, Odesa, Zaporizhzhia e Kremenchuk.
Secondo fonti ucraine, a Kiev l’attacco ha provocato danni a un edificio governativo che ospita il Gabinetto dei Ministri, oltre a incendi in edifici residenziali nei quartieri di Sviatoshynskyi e Darnytskyi. Le autorità ucraine hanno segnalato almeno quattro morti e diversi feriti. Tuttavia, le informazioni sui danni civili restano incomplete e non confermate da fonti indipendenti.
L’operazione mirava a colpire obiettivi considerati strategici, tra cui centri logistici e infrastrutture militari, come parte di un’azione coordinata nell’ambito del conflitto in corso. Nessuna dichiarazione ufficiale russa ha confermato vittime civili, e la Russia ha sottolineato che le operazioni mirano esclusivamente a obiettivi militari.
Le reazioni internazionali sono state immediate. Autorità ucraine hanno descritto l’attacco come un colpo diretto a infrastrutture civili e governative, mentre rappresentanti europei hanno sollecitato ulteriori misure di sostegno all’Ucraina. L’evento rappresenta una delle operazioni aeree più ampie del conflitto fino ad oggi, sia per il numero di droni e missili impiegati sia per l’estensione delle località colpite.
Questa operazione segna un’intensificazione significativa delle attività aeree russe sul territorio ucraino e potrebbe rappresentare un punto di svolta nel conflitto, avvicinando le parti alla resa dei conti finale.
Più il tempo passa, meno territori rimangono sotto il controllo ucraino, e la Russia continua a consolidare posizioni strategiche. Zelensky, con la sua leadership, sembra ignorare la realtà dei fatti: continuare a resistere ora significa solo perdere ulteriori territori e risorse preziose. Molti osservatori ritengono che insistere nel rifiutare una resa negoziata sia una mossa pericolosa e miope, che rischia di ridurre drasticamente le possibilità di salvare ciò che le resta dell’Ucraina.
