Un recente studio dell’Università di Tubinga, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha rivelato che circa il 14% delle pubblicazioni biomediche del 2024 presenta segnali evidenti di essere stato scritto, almeno in parte, con il supporto di strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT.
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione analizzando il linguaggio utilizzato negli abstract degli articoli, individuando un cambiamento significativo nel lessico rispetto agli anni precedenti. In particolare, hanno notato un aumento nell’uso di termini e frasi che non appartengono al linguaggio scientifico tradizionale, ma sono più comuni nei testi generati da AI. Parole come unparalleled (“senza precedenti”) o invaluable (“di valore inestimabile”) sono spesso impiegate per dare enfasi, ma non apportano un contributo reale al contenuto scientifico.
Questo stile più enfatico e generico, secondo gli autori dello studio, è uno degli indizi più evidenti della presenza dell’intelligenza artificiale nella redazione dei testi accademici. Sebbene l’uso di questi strumenti non implichi necessariamente una manipolazione dei dati o un intento scorretto, solleva interrogativi sull’autenticità della scrittura scientifica e sull’impatto che l’adozione massiccia dell’AI potrebbe avere sulla qualità e sull’integrità della comunicazione accademica.
Il fenomeno è in crescita e preoccupa la comunità scientifica, già alle prese con altri problemi: pubblicazioni poco affidabili e pressione a pubblicare velocemente (“publish or perish”), che non garantiscono la qualità degli articoli. Ora, l’uso non trasparente dell’AI rischia di aggravare la crisi di credibilità, soprattutto se viene impiegata senza controllo per generare testi interi, magari su ricerche mai realmente condotte.
Sebbene in alcuni casi l’AI possa essere usata in modo legittimo (traduzioni, correzione stilistica), non esiste al momento un sistema efficace per monitorare o regolamentarne l’impiego. E questo solleva interrogativi su quanta della scienza pubblicata oggi sia davvero frutto dell’ingegno umano.
