Hans Asperger (1906–1980) è stato un medico pediatra e psichiatra austriaco, noto per aver descritto per primo nel 1944 un gruppo di bambini con particolari difficoltà sociali e comportamentali, ma dotati di buone capacità linguistiche e intellettive. Questa condizione, in seguito, sarebbe stata chiamata “sindrome di Asperger” e considerata una forma di autismo ad alto funzionamento.
Per decenni, Hans Asperger è stato celebrato come un medico lungimirante che avrebbe sfidato l’ideologia eugenetica nazista, proteggendo i bambini autistici dalle politiche di sterminio. Questa narrazione rassicurante, tuttavia, è stata smontata da studi storici più recenti, tra cui la ricerca approfondita dello storico austriaco Herwig Czech (2018) e di altri studiosi, che hanno documentato come Asperger non solo collaborò con le autorità naziste, ma contribuì attivamente a selezionare bambini considerati “inadatti” e a indirizzarli verso strutture dove venivano uccisi. L’immagine di Asperger come eroe di resistenza si sgretola di fronte a prove che lo mostrano complice di un sistema che eliminava i più vulnerabili in nome della “purezza” razziale e dell’ideale di una società liberata dai disabili.

Hans Asperger studiò medicina all’Università di Vienna e, dopo la laurea, si specializzò in pediatria e psichiatria infantile. Negli anni ’30 iniziò a lavorare con bambini che presentavano difficoltà di adattamento sociale, rigidità comportamentale e interessi ristretti, ma con capacità cognitive nella norma o superiori. Nel 1944 pubblicò la sua opera più famosa, in cui descrisse quattro casi emblematici di quello che definì “psicopatia autistica” (autistische Psychopathen).
In quel periodo, la Germania nazista e l’Austria annessa (dal 1938) applicavano rigide politiche eugenetiche: i bambini con disabilità fisiche e psichiche venivano soppressi attraverso il famigerato programma di eutanasia Aktion T4, che prevedeva la loro uccisione in strutture mediche dedicate.
Nel Terzo Reich era attivo il programma Aktion T4, che prevedeva l’eliminazione sistematica dei bambini disabili — considerati “vite indegne di essere vissute” — attraverso la somministrazione di farmaci letali, fame forzata o altre modalità di omicidio “medicalizzato”. Solo a Vienna, la clinica di Am Spiegelgrund divenne un luogo di morte dove centinaia di bambini furono assassinati tramite iniezioni di morfina o lasciati morire di stenti.
Molti di questi bambini arrivarono a Spiegelgrund in seguito a perizie mediche firmate da medici come Asperger, che stabilivano la loro “incurabilità” o la loro “pericolosità per la comunità”.

In un discorso pronunciato il 3 ottobre 1941 davanti a medici scolastici viennesi e funzionari della sanità pubblica del Reich, Hans Asperger affermò che la comunità doveva essere protetta dagli elementi pericolosi, anche se questi erano ancora bambini.
„Die Gemeinschaft muss vor gefährlichen Elementen geschützt werden, auch wenn diese noch im Kindesalter sind. Gerade unter den psychopathischen Kindern finden sich solche, die von früh an schwer asoziale Züge zeigen und eine Gefahr für die Allgemeinheit darstellen.“
Traduzione
“La comunità deve essere protetta dagli elementi pericolosi, anche se questi sono ancora in età infantile. Proprio tra i bambini psicopatici si trovano soggetti che fin da piccoli mostrano gravi tratti asociali e rappresentano un pericolo per la collettività.”
Questo intervento fu pubblicato l’anno successivo nella rivista Wiener Klinische Wochenschrift, all’interno della relazione di Asperger intitolata Die “psychopathischen” Kinder (Asperger, Hans. Die “psychopathischen” Kinder, Wiener Klinische Wochenschrift 55 [1942], n. 21–22, pp. 1314–1317).
Nel suo messaggio, come hanno evidenziato gli storici (ad esempio Herwig Czech, Molecular Autism, 2018), Asperger sosteneva la necessità di distinguere i bambini “educabili” da quelli “non educabili”, che andavano invece allontanati per proteggere la società. Pur non arrivando a dire esplicitamente “uccideteli“, utilizzò espressioni allineate al lessico dell’epoca, che risultavano perfettamente comprensibili nel contesto del programma di eutanasia nazista.
Dai documenti d’archivio è emerso che nonostante Asperger non fosse formalmente iscritto al partito nazista, i documenti provano che:
- Redasse diagnosi e perizie in cui definì alcuni bambini come “psicopatici senza speranza”, sapendo che queste valutazioni li avrebbero condannati a morte nel programma T4.
- Firmò il trasferimento di almeno due bambine, tra cui Herta Schreiber, di appena 3 anni. Herta morì a Spiegelgrund pochi mesi dopo, probabilmente uccisa con un’iniezione di barbiturici.
- In diverse occasioni usò un linguaggio perfettamente allineato all’ideologia nazista, parlando di “pericolo sociale” e della necessità di liberare la società da soggetti ritenuti “asociali”, “inferiori” o “mentalmente inadatti”.
- Partecipò attivamente alla logica di selezione: promuoveva la tutela di bambini che riteneva “abili” (ad esempio, i cosiddetti autistici ad alto funzionamento) ma non si oppose, anzi collaborò, alla condanna di quelli considerati senza valore per il Reich.
Herta Schreiber era una bimba di appena 3 anni, nata nel 1939, che aveva avuto complicazioni dopo una meningite e sviluppato gravi disabilità cognitive e motorie. La madre, con numerosi figli da mantenere, la portò all’ospedale universitario di Vienna dove lavorava Asperger.
La perizia redatta da Asperger il 27 giugno 1941 recita testualmente (tradotta dal tedesco):
“A causa del pesante onere che la madre sopporta per i suoi numerosi figli sani, la presenza della piccola Herta, permanentemente disabile, risulta un peso insostenibile. Consiglio il ricovero permanente.”
Il termine “ricovero permanente” era un eufemismo ben conosciuto: significava il trasferimento a Spiegelgrund, dove i bambini venivano sistematicamente eliminati.
Herta fu trasferita lì dopo pochi giorni. Morì entro due mesi, ufficialmente per “polmonite”, ma i documenti interni testimoniano che probabilmente fu uccisa con un’overdose di barbiturici, pratica comunissima per “abbreviare le sofferenze”.
Questi elementi mostrano che Asperger non fu un resistente al nazismo, ma piuttosto un medico che si rese complice di un sistema di omicidio di massa. Sebbene cercasse di salvaguardare i pazienti che riteneva promettenti, Asperger partecipò attivamente al meccanismo di selezione che decideva chi dovesse vivere e chi no, sostenendo di fatto i principi di “igiene razziale” del regime.
Gli storici non nascondono la violenza estrema di quanto accadeva:
- I bambini trasferiti a Spiegelgrund venivano spesso lasciati morire di fame, sedati fino al coma, oppure avvelenati con dosi mortali di farmaci.
- Dopo la morte, i cervelli venivano conservati per studi di neuropatologia, e molti campioni rimasero nei barattoli di vetro dei laboratori di Vienna fino agli anni 2000
- Alcuni genitori ricevevano false comunicazioni di “morte naturale” e non sospettarono mai che i propri figli erano stati assassinati con metodo e burocrazia, dietro la facciata di una “cura medica”.
Asperger non solo sapeva, ma partecipò alle valutazioni che mandavano i bambini verso questa fine. Non risulta che abbia mai protestato contro queste pratiche, né che abbia tentato di ostacolarle.
Queste scoperte hanno sollevato un dibattito etico sul mantenere o meno il nome di Asperger nella classificazione diagnostica dei disturbi dello spettro autistico. Oggi, molti specialisti preferiscono parlare semplicemente di disturbi dello spettro autistico, evitando di usare il termine “sindrome di Asperger” per non onorare una figura implicata, anche se indirettamente, nei crimini nazisti.
Va comunque ricordato che la sua descrizione clinica rimane un contributo importante alla comprensione dell’autismo, ma non si può più considerare Asperger un eroe senza macchia: la sua storia personale è intrecciata con le responsabilità morali di chi ha collaborato, per convinzione o per opportunismo, con un regime genocida.
Oggi la comunità scientifica riflette sul fatto che la cosiddetta “sindrome di Asperger” sia stata battezzata proprio con il nome di un uomo coinvolto, anche se in modo burocratico, nell’eugenetica nazista. Molti professionisti, per questo, preferiscono evitare di usare l’etichetta “Asperger” e parlano più semplicemente di disturbo dello spettro autistico.
- Herwig Czech, Hans Asperger, National Socialism, and “race hygiene” in Nazi-era Vienna, Molecular Autism, 2018 (articolo scientifico completo e molto ben documentato)
- Edith Sheffer, Asperger’s Children: The Origins of Autism in Nazi Vienna (libro divulgativo, 2018)
- Michael Fitzgerald, Autism and Creativity, Routledge, 2004 (contiene anche dettagli su Asperger)
