Mentre in Italia infuria la crociata contro il diesel, con sindaci zelanti che trasformano i centri urbani in campi di battaglia contro automobilisti e lavoratori, un’altra Italia, quella dei miliardari, i privilegiati intoccabili, fa sfoggio del suo potere con un’arroganza senza limiti.
A Venezia 90 jet privati solcano i cieli per celebrare le nozze da miliardi di Jeff Bezos, in uno spettacolo di opulenza che sembra uscito da un film distopico.
Viviamo in un Paese in cui se hai una Panda diesel ti trattano come un fuorilegge, ma se ti chiami Bezos puoi atterrare con 90 jet privati in una città già soffocata dal turismo di lusso e dall’inquinamento. E mentre tu sei costretto a rottamare la tua utilitaria, chi vola tra i continenti per un matrimonio da miliardari viene accolto con tappeti rossi e fuochi d’artificio.
Mentre il cittadino medio viene tartassato con blocchi del traffico, ZTL, multe salate e campagne diffamatorie che dipingono la sua Panda diesel come un crimine contro l’umanità, i veri inquinatori, i super-ricchi, le élite globali, i magnati della Silicon Valley, volano su jet privati, organizzano matrimoni da favola con flotte di yacht e produce in 48 ore più CO₂ di quanto un italiano medio produca in 10 anni.
I voli di jet privati hanno un impatto significativo sull’ambiente, soprattutto in termini di emissioni di CO2. Secondo Greenpeace, un’ora di volo di un jet privato può generare circa un terzo delle emissioni di gas serra che un cittadino europeo medio genera in un anno, pari a 6,8 tonnellate di CO2.
Eppure, il silenzio è assordante. Nessun sindaco blocca i loro aerei. Nessun ambientalista si incatena alle piste dell’aeroporto di Venezia. Nessuna multa per l’impronta ecologica mostruosa di un evento che, da solo, vanifica anni di politiche green imposte alla popolazione con il pugno di ferro.
Il messaggio è chiaro e spietato:
- Se sei un operaio, un artigiano o un autotrasportatore, la tua auto o il tuo furgone sono un problema. Devi pagare, cambiare, sottostare.
- Se sei un miliardario, puoi inquinare quanto vuoi. Anzi, la tua impronta carbonica diventa status symbol, un segno di distinzione.
Dove sono i paladini del clima quando servirebbero? A fissare ipnotizzati il luccichio delle celebrità. A Venezia, mentre Bezos e i suoi ospiti trasformano la laguna in un parco giochi per oligarchi, l’ipocrisia ambientale raggiunge il suo apice: “Salvare il pianeta, ma solo se a farlo sono i poveri.”
E intanto si costruiscono fondi filantropici multimiliardari come il Bezos Earth Fund, per decidere loro, dall’alto, come salvare un pianeta che loro stessi devastano a suon di kerosene. Chi dovrebbe regolare, controllare, garantire giustizia ambientale e sociale, guarda altrove. Perché l’ecologia è diventata un’arma di distrazione di massa, un modo per colpevolizzare il cittadino mentre i veri inquinatori, le multinazionali, i fondi d’investimento, i frequent flyer del jet set operano indisturbati.
Questa non è transizione ecologica. È “apartheid climatica“.
L’Italia che si inginocchia davanti ai potenti mentre perseguita i suoi cittadini è un Paese malato. Non è questa la transizione ecologica: questo è classismo travestito da ambientalismo.
Non stanno salvando il mondo. Stanno costruendo una gabbia. E ce la stanno vendendo come progresso.
