È un fatto fondamentale che ogni storico degno di questo nome dovrebbe conoscere: il 6 e il 9 agosto 1945, gli Stati Uniti sganciarono due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, provocando la morte di centinaia di migliaia di persone e lasciando ferite indelebili nella storia dell’umanità. Le atrocità di quei bombardamenti non sono affatto una “propaganda”, come ha minimizzato Paolo Mieli in una dichiarazione scandalosa e gravissima. Ciò risulta ancor più inaccettabile considerando che a fare tale affermazione è uno che si presenta al pubblico come “esperto di storia”, una figura che dovrebbe avere il dovere di preservare e trasmettere la storia con rigore, onestà e rispetto.
Nel corso di una discussione sulle spese militari, Mieli ha avuto l’ardire di affermare che “l’atomica si usa per la propaganda”, e che “non è mai stata usata”. Una dichiarazione assolutamente intollerabile. Se c’è una cosa che non può essere usata come propaganda, è la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, che hanno segnato l’umanità per sempre. Quello che Mieli sembra ignorare, o peggio, voler minimizzare, è che l’uso delle armi nucleari ha avuto conseguenze devastanti per le persone che l’hanno subita e ha determinato un punto di non ritorno nel contesto geopolitico globale.
Siamo di fronte a una gravissima mancanza di rispetto per le vittime di quegli orrori, e soprattutto, una vergognosa ignoranza storica. Il fatto che una persona con un ruolo così influente nei media, come Mieli, possa fare affermazioni di questa portata, è un’offesa non solo alla memoria storica, ma anche alla nostra intelligenza collettiva. Come è possibile, nel 2025, parlare di un tema così delicato senza il minimo riguardo per i fatti storici? Come possiamo tollerare che una figura pubblica si permetta di trivializzare un evento che ha causato una sofferenza senza pari? L’uso delle armi atomiche non è stato un esercizio propagandistico: è stato un crimine contro l’umanità.
Mieli sembra voler ridurre a “propaganda” l’evento che ha definito la fine della Seconda Guerra Mondiale, dimenticando (o ignorando?) le sofferenze inenarrabili delle vittime, che furono testimoni di un’inferno di fuoco e radiazioni, e che pagarono con la vita o con gravi disabilità fisiche e psicologiche. La sua affermazione suona ancora più offensiva se pensiamo che centinaia di migliaia di persone sono morte in seguito a quei bombardamenti, e che le cicatrici di Hiroshima e Nagasaki sono ancora oggi visibili.
Come si fa, dunque, a parlare di un argomento così delicato con tanta leggerezza? Se Mieli avesse un briciolo di rispetto per la storia e per le vittime, avrebbe evitato di fare affermazioni che risultano non solo errate, ma totalmente irrispettose. La storia dell’atomica è fatta di sangue, dolore e tragedia, non di slogan o propaganda. È un atto che non può e non deve essere mai dimenticato né minimizzato, perché rischiamo di cadere nel tragico errore di ripetere gli stessi orrori.
La verità è che affermazioni come quelle di Mieli non solo tradiscono la memoria storica, ma gettano discredito su chi cerca, ogni giorno, di preservare il ricordo di questi eventi e di insegnare alle nuove generazioni il valore della pace e del rispetto. L’atomica non è mai stata una “propaganda”, è stata una condanna per milioni di persone. E chi cerca di ridurla a qualcos’altro, ha il dovere di riflettere su quanto sia grave e pericoloso manipolare la storia per meri fini ideologici o retorici.
A Paolo Mieli, dunque, non resta che fare un serio mea culpa, rivedere le proprie affermazioni e, soprattutto, chiedere scusa a chiunque si senta offeso da una simile distorsione storica. Un errore così grave non può passare inosservato, e non può essere dimenticato. La storia ci obbliga a ricordare, e ci impone di non abbassare mai la guardia di fronte a chi cerca di sminuire o manipolare la verità.
Chi è Paolo Mieli?
Paolo Mieli è un noto giornalista e scrittore italiano, nato il 25 febbraio 1949 a Milano. Proveniente da una famiglia di origini ebraiche. Il padre Renato Mieli fu uno dei fondatori dell’agenzia di stampa ANSA e si avvicinò al Partito Comunista Italiano.
La carriera giornalistica di Paolo Mieli ebbe inizio quando era ancora molto giovane: a soli 18 anni entrò nella redazione de L’Espresso, dove lavorò per oltre vent’anni. Nel corso della sua carriera, Mieli ha collaborato con alcune delle principali testate italiane, tra cui La Repubblica e La Stampa, ricoprendo ruoli sempre più rilevanti. Nel 1994, venne nominato direttore del Corriere della Sera, posizione che ricoprì fino al 2004, intercalata da un incarico come direttore editoriale di RCS MediaGroup.
Dal settembre 2020, Mieli è membro dell’Aspen Institute, una rete internazionale di think tank finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation e dalla Rockefeller Foundation, che promuove il dibattito su tematiche politiche, economiche e culturali. Tuttavia, questa organizzazione ha suscitato numerose critiche, soprattutto per i suoi legami con le élite politiche ed economiche globali. L’Aspen Institute è stata accusata di promuovere politiche neoliberiste e di essere un centro elitario dove le decisioni vengono prese da una ristretta cerchia di potenti, distanti dalle reali esigenze delle persone.
Il 24 novembre 2017, Paolo Mieli ha tenuto una lectio magistralis al convegno La Notte della Storia, organizzato a Roma dalla Gran Loggia d’Italia in occasione del 300° anniversario della fondazione della Massoneria moderna.
Inoltre, l’8 e il 9 aprile 2022, ha partecipato come relatore al convegno Scienza e conoscenza, organizzato dal Grande Oriente d’Italia, la principale organizzazione massonica in Italia, presso il Palacongressi di Rimini.
