Donald Trump, il miliardario di origini ashkenazite, diventato per la seconda volta presidente degli Stati Uniti, nel suo consueto stile arrogante e distruttivo, ha lanciato un nuovo attacco al Medio Oriente, proponendo politiche che non solo minano ogni speranza di pace, ma che rappresentano una vergogna per l’umanità intera. La sua decisione di riprendere l’invio di bombe da 2.000 libbre a Israele, unita alla proposta di deportare 1,5 milioni di palestinesi da Gaza, è un concentrato di cinismo, ignoranza e disprezzo per i diritti umani.
Le bombe della vergogna
Trump ha autorizzato l’invio di bombe progettate per annientare edifici, infrastrutture e vite umane, ignorando deliberatamente le conseguenze devastanti che tali ordigni avranno sulla popolazione civile di Gaza, una delle aree più densamente popolate del mondo. Questi strumenti di morte, già condannati da esperti e organizzazioni umanitarie, rappresentano una scelta deliberata di violenza cieca. Non c’è alcuna giustificazione strategica, solo la volontà di accontentare un alleato, Israele, a qualunque costo, persino al prezzo di vite innocenti.
Riprendere la fornitura di questi ordigni, sospesa dall’amministrazione precedente per evitare ulteriori massacri, è una decisione criminale. Queste bombe non “risolvono conflitti”; distruggono famiglie, scuole, ospedali, infrastrutture, e ogni speranza. Trump, nella sua smania di apparire forte, dimostra invece la più assoluta mancanza di empatia e di visione politica.
La deportazione mascherata da soluzione
Ancora più agghiacciante è la sua proposta di “ripulire Gaza”, spostando forzatamente 1,5 milioni di palestinesi in Egitto e Giordania. Questo piano, degno delle peggiori pagine della storia, è una forma velata di pulizia etnica. Trump, con la sua solita arroganza, chiama “temporaneo” ciò che è evidentemente un tentativo di svuotare Gaza, una terra che i palestinesi chiamano casa da generazioni.
Definire Gaza un “cantiere di demolizione”, come ha fatto Trump, è una scelta di parole sprezzante e disumana, che riflette l’assoluto disprezzo per le persone che vi abitano, per la loro storia, la loro cultura e la loro dignità. Proporre il trasferimento di massa di una popolazione, già traumatizzata da decenni di assedio e bombardamenti non è solo immorale: è un crimine.
Egitto e Giordania hanno giustamente respinto questa follia, consapevoli che accettarla significherebbe destabilizzare ulteriormente la regione e diventare complici di una tragedia umanitaria. Ma Trump, cieco di fronte alle realtà geopolitiche, procede con la sua retorica ignorante, fregandosene delle conseguenze.
Un leader privo di umanità
Trump non è nuovo alle provocazioni, ma con queste ultime mosse ha superato ogni limite. Le sue azioni non sono solo irresponsabili, ma profondamente malvagie. Non c’è alcuna strategia dietro queste decisioni, se non quella di dimostrare la sua fedeltà incondizionata a Israele, anche a costo di trasformare Gaza in un cimitero a cielo aperto.
Questa politica è un insulto al diritto internazionale, alla dignità umana e a ogni tentativo di costruire una pace duratura in Medio Oriente. Ma Trump non si cura né della pace né dell’umanità: la sua è una politica fatta di arroganza, violenza e potere, in cui i civili diventano sacrificabili.
Basta complicità, basta silenzio
Le azioni di Trump non devono passare inosservate o, peggio, normalizzate. Queste decisioni criminali devono essere condannate con fermezza dalla comunità internazionale. Ogni bomba che cadrà su Gaza, ogni vita spezzata, sarà una macchia indelebile sulla coscienza di chi non si oppone a queste follie.
Trump non è un uomo di pace: è un uomo di guerra, un politico senza morale, un leader che calpesta i diritti umani per consolidare il proprio ego e il proprio potere. Gaza non ha bisogno delle sue bombe né delle sue “soluzioni”. Gaza ha bisogno di libertà, giustizia e umanità – tre valori che Trump non è capace nemmeno di comprendere.
di bene in meglio- da Biden a Trump. Nuovo Ordine di distruzione mondiale.