Nella Cisgiordania occupata, un video emerso di recente mostra le forze israeliane aggredire un bambino all’interno di un negozio a Hebron. L’episodio, avvenuto a marzo, è stato reso pubblico solo ora. Nel video si vede un gruppo di soldati che attaccano un bambino, costringendolo a togliersi la maglietta, apparentemente perché vi era stampata l’immagine di un fucile. Dopo la pubblicazione del video, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel negozio per sequestrare il filmato originale.
Nel frattempo, le forze israeliane hanno ucciso almeno cinque palestinesi durante un’incursione a Nablus. Gruppi palestinesi hanno affrontato i soldati nella zona est della città. Altre incursioni si sono verificate a Tulkarem, Qalqilya, Ramallah, Betlemme e Hebron. Dall’inizio della guerra a Gaza, almeno 450 palestinesi sono stati uccisi e oltre 7.700 arrestati nella Cisgiordania occupata.
Da Ramallah, nella Cisgiordania occupata, Nita Abraham ci fornisce ulteriori dettagli sull’incidente con il bambino. Secondo quanto appreso, si tratta di un bambino di sette anni che indossava una maglietta con l’immagine di un fucile. Questo tipo di abbigliamento è comune tra i bambini palestinesi nella Cisgiordania occupata, spesso causando episodi simili. In precedenza, un bambino di tre o quattro anni era stato costretto a togliersi la maglietta per passare un checkpoint in un incidente analogo nel nord della Cisgiordania.
In questo caso, il video documenta chiaramente l’accaduto: i soldati schiaffeggiano il bambino e si comportano in modo violento solo a causa della maglietta che indossava. Il proprietario del negozio, inizialmente riluttante a divulgare il filmato per paura di ritorsioni, ha confermato di averlo fornito. Quando il video è diventato virale, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel suo negozio per cercare di ottenere il file originale, che però non è stato trovato poiché l’incidente risaliva a due settimane prima.
Questo episodio illustra le difficoltà quotidiane affrontate dai palestinesi. Ad esempio, nel quartiere della città vecchia di Hebron, dove è avvenuto l’incidente, vigono ancora coprifuochi notturni. Gli abitanti non possono utilizzare auto e devono spostarsi a piedi anche solo per fare la spesa.
Questa vicenda è solo la punta dell’iceberg. Molti episodi di violenza rimangono nell’ombra perché le persone temono ritorsioni se denunciano quanto accaduto. Famiglie di vittime spesso rifiutano di parlare con i media per paura di perdere il lavoro o di subire arresti. Nonostante queste difficoltà, i resoconti da Cisgiordania continuano a documentare una violenza sistemica e persistente che rimane per lo più invisibile al mondo.