Un nuovo studio pubblicato su Biomedicines getta una bomba sulla narrativa ufficiale dei vaccini mRNA contro il Covid-19, definendoli potenzialmente più pericolosi del virus stesso. La ricerca, condotta da un team internazionale di scienziati, accusa la proteina spike, sia quella prodotta dal virus che quella sintetizzata dai vaccini, di essere la principale responsabile di una vasta gamma di effetti collaterali, definiti “Spikeopatia“.
Lo studio, una revisione narrativa di numerosi lavori scientifici e dati di farmacovigilanza, sostiene che la proteina spike, a causa della sua biodistribuzione incontrollata nel corpo, provocherebbe danni a diversi organi, incluso il cervello, il cuore e il sistema riproduttivo. La ricerca cita studi che mostrano come le nanoparticelle lipidiche utilizzate per veicolare l’mRNA dei vaccini attraversino la barriera emato-encefalica e la barriera placentare, diffondendo la proteina spike in tutto l’organismo.
Un punto critico sollevato è la modificazione dell’mRNA con N1-metilpseudouridina, che ne aumenta la stabilità e, di conseguenza, la produzione prolungata di proteine spike per mesi, con effetti a lungo termine ancora sconosciuti. Questo, secondo gli autori, trasforma i vaccini in “virus sintetici” con un potenziale di danno maggiore rispetto all’infezione naturale, soprattutto nei giovani e negli individui sani.
Lo studio contesta anche le tempi ufficiali sul numero di vite salvate dai vaccini, accusando i modelli matematici utilizzati di essere eccessivamente ottimistici e di aver ignorato i dati reali sulla bassa letalità del virus, soprattutto nelle varianti successive a quella di Wuhan. I dati provenienti dall’Australia, ad esempio, mostrano una correlazione tra un maggior numero di dosi di vaccino e un aumento dei ricoveri e dei decessi, sollevando seri dubbi sull’efficacia dei vaccini, soprattutto nelle popolazioni non anziane.
Gli autori citano anche una corrispondenza tra il Senatore australiano Rennick e la Therapeutic Goods Administration (TGA), l’ente regolatore australiano, in cui si evidenzia la contraddizione tra l’affermazione che la proteina spike non è patogena e le prove della sua bioattività e tossicità.
La ricerca conclude sottolineando la necessità di una rivalutazione urgente dei vaccini mRNA e di una maggiore attenzione agli effetti collaterali a lungo termine, suggerendo la necessità di terapie per trattare la “spikeopatia”. Gli autori lanciano un allarme sulla fretta con cui queste tecnologie sperimentali sono state introdotte su larga scala, evidenziando carenze nelle agenzie di regolamentazione e nella valutazione del rapporto rischio/beneficio, soprattutto nelle fasce d’età più giovani.
Estratto dello studio
La pandemia COVID-19 ha causato molte malattie, molti decessi e un profondo sconvolgimento della società. La produzione di vaccini “sicuri ed efficaci” era un obiettivo fondamentale per la salute pubblica. Purtroppo, gli elevati tassi di eventi avversi senza precedenti hanno messo in ombra i benefici. Questa revisione narrativa in due parti presenta le prove dei danni diffusi dai nuovi prodotti COVID-19 mRNA e adenovectorDNA e rappresenta una novità nel tentativo di fornire una panoramica completa dei danni derivanti dalla nuova tecnologia dei vaccini che si basano su cellule umane che producono un antigene estraneo che ha prove di patogenicità. Questo primo lavoro esplora i dati sottoposti a revisione paritaria che contrastano con la narrativa “sicura ed efficace” legata a queste nuove tecnologie. La patogenicità della proteina spike, definita “spikeopatia”, sia che provenga dal virus SARS-CoV-2 sia che sia prodotta dai codici genetici del vaccino, simile a un “virus sintetico”, è sempre più compresa in termini di biologia molecolare e fisiopatologia. La trasfezione farmacocinetica attraverso tessuti corporei distanti dal sito di iniezione da parte di nanoparticelle lipidiche o vettori virali significa che la “spikeopatia” può colpire molti organi. Le proprietà infiammatorie delle nanoparticelle utilizzate per trasportare l’mRNA; la N1-metilpseudouridina impiegata per prolungare la funzione dell’mRNA sintetico; la diffusa biodistribuzione dei codici dell’mRNA e del DNA e delle proteine spike tradotte e l’autoimmunità attraverso la produzione umana di proteine estranee contribuiscono agli effetti nocivi. Questo articolo passa in rassegna gli effetti autoimmuni, cardiovascolari, neurologici, i potenziali effetti oncologici e le prove autoptiche della spikeopatia. Con la pianificazione di molte tecnologie terapeutiche basate sui geni, una rivalutazione è necessaria e tempestiva.
Personalmente credo che questi vaccini non siano semplici strumenti di immunizzazione, ma armi biologiche. Detto questo, negare l’esistenza della proteina spike non fa altro che allontanare coloro che hanno già compreso l’inganno, perchè esasperare le situazioni fino all’inverosimile rischia di danneggiare la causa, compromettendo la credibilità delle argomentazioni e allontanando ulteriormente chi cerca di capire la verità. La Spike esiste e anche gli studi che lo provano come puoi vedere qui sotto.
Studio di strutturazione mediante cristallografia a raggi X:
Nome dello studio: “Structure of the SARS-CoV-2 spike receptor-binding domain bound to the ACE2 receptor”
Riferimento: Wang, Q. et al. (2020). Nature.
Risultato: Questo studio ha fornito la struttura della proteina spike legata al recettore ACE2, confermando l’interazione tra la spike e le cellule umane.
Analisi tramite microscopia crio-elettronica:
Nome dello studio: “Cryo-EM structure of the SARS-CoV-2 spike glycoprotein”
Riferimento: Piccoli, L. et al. (2020). Nature.
Risultato: Questo lavoro ha utilizzato la microscopia crio-elettronica per visualizzare la proteina spike in dettaglio, dimostrando la sua conformazione e e ovviamente la sua esistenza.