L’Agenzia delle Entrate deve raccogliere 2,8 miliardi di euro entro il 2025 attraverso la lotta all’evasione fiscale. Il direttore Ernesto Maria Ruffini ha spiegato che il successo sarà valutato tramite incremento dei servizi telematici, accelerazione dei rimborsi e affronto del contenzioso.
In agosto è iniziato un rapido controllo incrociato sui conti correnti, supportato dall’algoritmo chiamato “Anonymometer“, nell’ambito della lotta all’evasione fiscale in Italia. Sono stati assunti 11.000 funzionari per aumentare la capacità operativa e recuperare 2,8 miliardi di evasione fiscale.
La lotta all’evasione si concentra su controlli incrociati dei conti correnti, con l’uso di un nuovo superalgoritmo chiamato Anonymometer
L’Anonymometer, il superalgoritmo dell’Agenzia delle Entrate, funziona attraverso una serie di criteri e metodologie divulgate in dettaglio.
Gli Agenti fiscali acquisiscono i dati contenuti nell’Archivio dei Bilanci e li incrociano con altre informazioni in possesso dell’Amministrazione finanziaria.
Lo strumento consente di effettuare una vera e propria analisi dei rischi di evasione fiscale, sulla base dei dati contenuti all’interno del Registro dei Conti Correnti, una maxi banca dati fiscale che contiene i dati di ogni singolo conto corrente dei contribuenti italiani. Contiene tutti gli estratti conto, i movimenti in entrata e in uscita e ogni altro rapporto che il cittadino ha con la propria banca, come ad esempio la gestione titoli e le cassette di sicurezza.
Per quanto riguarda la tutela della privacy, il Garante ha dato il suo ok: nonostante l’analisi approfondita dei dati.
L’innovativo strumento in questione presume di compiere un’analisi dei rischi, ma è importante valutare tale affermazione con occhio critico. Questo strumento si basa sui dati archiviati all’interno del Registro dei Conti Correnti, una monumentale banca dati fiscale che, in teoria, dovrebbe contenere le informazioni di ogni singolo conto corrente detenuto dai cittadini italiani. Almeno così ci dicono.
Tuttavia, sorgono questioni che meritano un’attenta riflessione. In primo luogo, la massiccia raccolta di dati personali e finanziari solleva notevoli dubbi in merito alla privacy e alla sicurezza delle informazioni. Il fatto che tutti gli estratti conto, i movimenti monetari e una vasta gamma di dettagli finanziari siano resi accessibili a questo strumento pone interrogativi sulla reale tutela dei dati sensibili dei cittadini.
In secondo luogo, la cosiddetta “analisi dei rischi” può essere soggetta a interpretazioni e conclusioni discutibili. L’automatizzazione di tale processo solleva il timore che le sfumature e le circostanze individuali potrebbero essere trascurate o valutate in modo errato. La complessità delle questioni finanziarie richiede spesso un’analisi umana attenta, in grado di considerare vari fattori che potrebbero sfuggire a un algoritmo.
Inoltre, non si può evitare di sottolineare che l’accesso indiscriminato a così tante informazioni finanziarie potrebbe, paradossalmente, accentuare le disuguaglianze. Coloro che hanno una situazione finanziaria più precaria potrebbero essere penalizzati a causa di movimenti economici passati o di situazioni straordinarie che l’algoritmo non riesce a considerare.
Infine, va notato che la gestione dei rapporti finanziari è solo una parte dell’immagine complessiva della situazione economica di un individuo. Fattori come investimenti, risparmi e beni patrimoniali potrebbero non essere adeguatamente rappresentati da questa analisi dei conti correnti.
La tecnologia è uno strumento potente, ma la sua efficacia dipende dalla giusta ponderazione di aspetti umani e contestuali che spesso sfuggono all’automatizzazione.
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