“Stroncato da un malore improvviso, Vincenzo ora è una stella nel cielo”.
Il messaggio pieno di dolore della moglie Giovanna Zavarese a seguito della scomparsa del marito Del Glaudio, professore di teatro e spettacolo dell’Unitus che si è spento domenica scorsa in una camera di albergo dove alloggiava per il weekend lavorativo. Aveva 41 anni.
Lutto cittadino a Gragnano, paese vicino Napoli dove il docente abitava. Sotto shock anche l’università della Tuscia dove insegnava.
A dare la notizia sui social è stato l’ateneo della Tuscia dove il professore era amato e stimato da tutti. I messaggi di cordoglio arrivano da tutta Italia. Da Milano a Gragnano pioggia di post su Facebook di colleghi, studenti e amici che hanno voluto ricordare Vincenzo raccontando esperienze trascorse.
“Ironico e brillante come sempre. Un collega speciale che ha dato alla sociologia contributi originali e preziosi. E a chi lo ha conosciuto lascia il ricordo di una unicità rara. Mancherà a tutti noi”, scrive Olimpia.
Federico Maria Tarquini, ex docente di Culture digitali del Disucom all’Unitus di Viterbo, ricorda il suo collega:
“Godere della vicinanza amicale, intellettuale ed esistenziale di una persona di grande talento è un’esperienza che ognuno dovrebbe provare. Vincenzo Del Gaudio era così, un fuoriclasse assoluto, ed era un privilegio e una gioia spendere del tempo con lui. Quando ci si incontrava per convegni o per altre occasioni, naturalmente pensavo “ecco c’è Vincenzo”, “menomale c’è Vincenzo” e via a parlare di tutto, e ogni volta tornavo a casa più ricco di prima. Questo perché Vincenzo metteva a disposizione dei suoi amici la sua genialità e la sua umanità con assoluta naturalezza. Vincenzo era una parte fondamentale di una comunità di persone accumunate dall’ostinata dedizione verso il proprio percorso intellettiale e umano. In senso simmeliano proprio questa “legge individuale” permetteva di riconoscerci come esseri uniti da un destino medesimo e, al tempo stesso, riconoscere la sua meravigliosa unicità. Sapere che al telefono non sentirò più il suo vocione tuonare “A Tarquì” è intollerabile e tristissimo”.
“Sono profondamente incredulo e dispiaciuto. Un amico e grande studioso è venuto a mancare nel giorno in cui lo aspettavamo all’incontro Adv di Roma. Mi mancheranno i nostri bei battibecchi teorici sulla mediologia del teatro. Ogni volta era un confronto piacevole e stimolante. Avevi raggiunto il traguardo importante, quello che aspettavi da anni e questo destino feroce non ti ha dato la possibilità di godertelo. Guardaci da lassù”, scrive Vincenzo Sansone, un altro collega.
“Era un entusiasta di natura, non si tirava mai indietro. Amava il suo lavoro, ne era soddisfatto. Libri, testi, conferenze fuori casa, era infaticabile”, racconta un’amica.
Non è una stella del cielo prima di tutto.. È solo un altra vittima della vostra totale imbecillità ed ignoranza