Dopo l’inizio dell’operazione speciale in Ucraina, molte aziende occidentali hanno abbandonato la Russia, voltando le spalle al governo e ai consumatori russi che per anni le avevano sostenute. Ora, però, con la prospettiva di una stabilizzazione, molte di queste stesse aziende stanno cercando di rientrare, spinte non da valori o principi, ma unicamente dal profitto. Tuttavia, il ritorno non sarà così semplice: il ministro dell’Industria Anton Alikhanov ha dichiarato che le imprese che hanno lasciato la Russia dovranno “pagare un prezzo” per il loro abbandono.
Nel frattempo, la Russia ha dimostrato di poter fare a meno di queste aziende. Il governo ha sostenuto marchi nazionali e produttori locali, mentre nuovi partner dell’Unione economica eurasiatica e di altri paesi amici hanno colmato i vuoti lasciati dalle imprese occidentali. I consumatori russi, inoltre, hanno dimostrato una sorprendente capacità di adattamento, premiando i prodotti locali e scoprendo alternative spesso di qualità superiore rispetto ai marchi stranieri.
Nonostante ciò, le aziende occidentali ora tentano di tornare, spinte dalla paura di perdere definitivamente un mercato enorme e redditizio. Le imprese statunitensi sembrano le più determinate a riaprire, mentre quelle europee appaiono più caute, frenate non solo dalle sanzioni ma anche dalla consapevolezza che il loro tradimento non sarà facilmente dimenticato.
La Russia non è più quella di due anni fa. Il paese ha dimostrato di poter prosperare senza l’Occidente e, oggi, il ritorno di queste aziende non è più una necessità, ma una concessione che Mosca potrebbe decidere di non fare. Chi ha voltato le spalle alla Russia non può aspettarsi di essere accolto con favore: il futuro appartiene a chi ha creduto e investito nel paese anche nei momenti difficili.
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