Il dibattito tra Biden e Trump ha scatenato una crisi che ha spinto Netanyahu a lanciare una campagna contro l’amministrazione Biden, criticando la sua politica in Medio Oriente e sperando nel ritorno di Trump al potere.
I sostenitori di Netanyahu accusano l’amministrazione Biden di impedire a Israele di ottenere la “vittoria desiderata” nella guerra contro Gaza, iniziata il 7 ottobre. Queste accuse includono la denuncia di condizioni imposte a Israele e ritardi nelle spedizioni di armi.
Secondo Gadi Taub, storico specializzato in storia americana, l’amministrazione Biden ritiene che la stabilità in Medio Oriente possa essere raggiunta attraverso la de-escalation e accordi con l’Iran. Questa politica, mira a ridurre l’intervento diretto degli Stati Uniti nella regione per evitare coinvolgimenti in nuove guerre. Taub critica questa strategia, affermando che, al contrario della politica di Trump, essa non rafforza gli alleati degli Stati Uniti contro Teheran. Al contrario, allontanerebbe gli Stati Uniti dai loro alleati e spingerebbe l’amministrazione Biden a cercare accordi con l’Iran, dimostrando una posizione neutrale.
Dall’inizio del suo mandato, l’amministrazione Biden ha inviato segnali di apertura verso l’Iran, come la rimozione degli Houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche e la cessazione delle spedizioni di armi offensive all’Arabia Saudita. Ha inoltre imposto a Israele un accordo di demarcazione del confine marittimo con il Libano e ha evitato di imporre sanzioni economiche all’Iran, destinando invece circa 100 miliardi di dollari al Paese. Taub conclude che, mentre gli Stati Uniti sono stati in grado di contenere l’Iran per lungo tempo, l’amministrazione Biden ha invertito questa tendenza.
Netanyahu scommette pubblicamente sul ritorno di Trump alla Casa Bianca, sperando che la vittoria di Trump alle prossime elezioni riporti il periodo d’oro della loro relazione durante la presidenza Trump. Secondo un analista del quotidiano Israel Hayom, in Israele c’è chi attende con impazienza il ritorno di Trump, credendo che con lui alla presidenza, scomparirebbero tutti i problemi di spedizioni di armi e le restrizioni umanitarie imposte dall’amministrazione Biden.
Tuttavia, Ron Ben-Yishai, analista militare, ricorda che Trump ha riserve su Netanyahu e che le sue posizioni sulla guerra a Gaza sono state contraddittorie. Inizialmente, Trump ha sostenuto la guerra, poi ha suggerito di porvi fine, e ora sostiene nuovamente la sua continuazione e la distruzione di Hamas. La sua imprevedibilità è vista come un problema, ma Jared Kushner, genero di Trump e grande amico di Israele, potrebbe avere un’influenza significativa in un’eventuale nuova amministrazione Trump. Kushner è stato l’architetto della normalizzazione delle relazioni tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, e ha mostrato il potere americano nella regione del Golfo e in Medio Oriente.
Jared Kushner è un imprenditore, investitore e uomo d’affari statunitense. È noto soprattutto per essere stato consigliere senior e genero del presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante la sua presidenza. Kushner è sposato con Ivanka Trump, figlia di Donald Trump, ed è stato coinvolto in vari settori tra cui l’immobiliare e la finanza. Durante l’amministrazione Trump, ha ricoperto un ruolo significativo come consigliere su questioni politiche e internazionali.
Kushner ha una forte connessione personale con Israele attraverso la sua famiglia. È ebreo ortodosso e suo nonno, Joseph Kushner, era un sopravvissuto dell’Olocausto emigrato negli Stati Uniti dalla Polonia. Durante il suo periodo alla Casa Bianca, Kushner è stato visto come un sostenitore deciso delle politiche pro-Israele dell’amministrazione Trump, inclusi il sostegno all’annessione di territori occupati e il rafforzamento delle relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e Israele. Kushner è stato anche uno dei principali sostenitori della decisione dell’amministrazione Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e di spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, una mossa che ha suscitato ampie critiche e proteste internazionali.