Lunedi 18 marzo, i media italiani hanno riportato con grande enfasi una notizia scioccante: il Brasile avrebbe raggiunto temperature record di 62 gradi Celsius. Questa notizia ha fatto rapidamente il giro dei social media e dei siti di notizie, generando preoccupazione e discussioni sulla crisi climatica globale. Tuttavia, una più attenta analisi rivela che questa affermazione è completamente falsa e priva di fondamento.
La diffusione di notizie false parte da queste testate giornalistiche che si presentano come autorevoli e attendibili. Questi siti spesso cercano di attirare l’attenzione del pubblico presentandosi come fonti di informazione affidabili, ma in realtà diffondono disinformazione e fake news per ragioni varie, come ottenere clic e visualizzazioni o perseguire un’agenda politica o ideologica.
La diffusione di fake news da parte di un’organizzazione come Open, la quale dovrebbe essere impegnata nella diffusione di informazioni accurate e nel contrasto della disinformazione, è estremamente preoccupante. Tale situazione solleva interrogativi sulla selezione dei fact-checker e sui processi di verifica delle notizie.
Il problema principale è l’origine di questa falsa notizia, diffusa con l’intento di seminare panico e supportare la narrativa sul riscaldamento globale. È un triste esempio di come la disinformazione possa diffondersi rapidamente e influenzare l’opinione pubblica, soprattutto in un’epoca in cui le notizie circolano velocemente da una testata giornalistica all’altra senza essere verificate adeguatamente.
Prima di tutto, è importante sottolineare che una temperatura di 62 gradi Celsius sarebbe estremamente fuori dalla norma e avrebbe conseguenze catastrofiche per l’ambiente e per la salute umana. Tuttavia, le fonti attendibili, come i servizi meteorologici nazionali del Brasile e le agenzie internazionali, non hanno mai confermato questa temperatura. Al contrario, le temperature riportate sono state nella norma per la stagione.
Una testata che ha adottato un approccio più sottile è La Repubblica, che nel titolo non menziona direttamente la temperatura registrata, ma fa riferimento alla “sensazione termica” di 62 gradi.
La distinzione tra “caldo” e “caldo percepito” è cruciale per comprendere come il corpo umano interpreta e reagisce alle sensazioni di temperatura.
Il concetto di “caldo” si riferisce alla temperatura reale dell’ambiente, misurabile con strumenti come i termometri. È una valutazione oggettiva della quantità di calore presente nell’aria o nell’ambiente circostante.
D’altra parte, il “caldo percepito” va oltre la mera temperatura effettiva, rappresentando una valutazione soggettiva di quanto una persona si sente calda. Questa percezione dipende da una serie di fattori aggiuntivi come l’umidità, la velocità del vento, l’esposizione al sole, l’abbigliamento indossato, il livello di attività fisica e persino caratteristiche individuali come il metabolismo e la tolleranza al calore.
La temperatura effettiva del 17 marzo
Secondo l’analisi di watchers.news, una piattaforma online rinomata nel campo meteorologico e frequentata da esperti, giornalisti e operatori di emergenza, i dati forniti da Weather Underground hanno rivelato che alle 10:00 del mattino del 17 marzo, a Rio de Janeiro, la temperatura registrata è stata di 30 °C (86 °F), accompagnata da un’umidità relativa del 84%. Inoltre, si è osservato che il vento soffiava costantemente da nord con una velocità di 11 km/h (7 mph).
Come abbiamo detto la percezione termica dipende da vari fattori, tra cui umidità, vento, esposizione al sole e altri elementi ambientali. Tuttavia, una differenza di oltre 30 gradi Celsius tra la temperatura effettiva e quella percepita è estremamente improbabile e indica un errore nella misurazione o nella comunicazione dei dati. Inoltre, una temperatura effettiva di 62 gradi Celsius sarebbe estremamente pericolosa per la vita umana e sarebbe associata a condizioni ambientali estreme che renderebbero difficile la sopravvivenza senza protezione adeguata. In breve, una discrepanza del genere tra temperatura effettiva e percepita non è plausibile nelle condizioni normali.
La reale temperatura percepita
Per determinare l’indice di temperatura percepita (heat index) a Rio de Janeiro la mattina del 17 marzo, dobbiamo prendere in considerazione la temperatura effettiva e la relativa umidità.
Secondo i dati forniti, alle 10:00 del 17 marzo la temperatura effettiva era di 30 °C (86 °F), con un’umidità relativa dell’84%. Utilizzando questi valori, possiamo consultare la tabella dell’indice di temperatura percepita per calcolare l’indice corrispondente.
Anche se l’umidità fosse stata del 100%, basandoci sulla tabella dell’indice di temperatura percepita, non avremmo raggiunto una temperatura percepita di 62,3 gradi Celsius, ma saremmo arrivati al massimo a 48 gradi percepiti.
Questa falsa narrazione è dannosa per diversi motivi, ma soprattutto perché alimenta la paura e l’ansia riguardo al cambiamento climatico. Rendendo più difficile distinguere la realtà dalle esagerazioni, contribuisce a creare un clima di incertezza e confusione nell’opinione pubblica. In secondo luogo, danneggia la reputazione di tutti i media, minando la fiducia del pubblico anche nelle fonti di informazione affidabili.
Quando i media diffondono notizie non verificate o esagerate, compromettono la loro credibilità e mettono in discussione l’integrità del giornalismo nel suo complesso.
Di fronte a questa situazione, è fondamentale che il pubblico sia consapevole della diffusione della disinformazione e adotti un approccio critico nei confronti delle notizie che incontra sulle testate giornalistiche.