Moni Ovadia, attore, cantante e musicista di origini ebraiche sefardite, ha preso la difficile decisione di dimettersi dalla sua posizione di direttore presso il teatro Comunale Abbado di Ferrara a seguito di controversie causate dalle sue dichiarazioni critiche riguardanti Israele.
“Lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esiste, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano. La comunità internazionale è complice e questi sono i risultati”, aveva detto
Ovadia lamenta di essere stato perseguitato per aver esercitato la sua libertà di espressione e afferma di essere stato lasciato solo dalle istituzioni. Ha chiarito che le sue parole erano critiche nei confronti del governo israeliano.
“Tutto questo succede solo perché ho espresso un’opinione. Non ho tessere di partito o altro. Sono finito in questa persecuzione, in questa aggressione, solo per questo”, ha lamentato Ovadia
“Da quando ho l’età della ragione sono schierato con la libertà d’espressione, ma alla fine ho preferito non danneggiare i lavoratori: sono e sarò sempre dalla loro parte”, poi continua “La maggioranza del Consiglio d’amministrazione e del Consiglio Comunale sono contro di me, quindi hanno tutti gli strumenti per mettermi all’angolo”.
“Ho detto che la responsabilità di tutto quello che è accaduto ricade sul governo israeliano. Non ho detto ‘Viva Hamas’. Ho solo aggiunto che hanno lasciato marcire la situazione. Ho scritto cose molto, molto più forti in questo senso in passato”
Ovadia definisce la situazione come un esempio di “nuovo fascismo” che criminalizza le opinioni delle persone.
“Fino a ieri ero intenzionato a non dimettermi ma a farmi cacciare, piuttosto. Dopodiché sarei andato in tribunale. Ma, ripeto, non voglio danneggiare il teatro. Non solo, questa situazione si sarebbe ripresentata continuamente, perché questo è il nuovo fascismo: stigmatizzare l’opinione delle persone criminalizzandole”, ha concluso Ovadia.