“La crescita della popolazione è fortemente collegata alla povertà, e la povertà a sua volta saccheggia la terra. Quando gruppi umani soffrono la fame, mangiano qualsiasi cosa, erba, insetti. Abbattono gli alberi, lasciano la terra secca e nuda. Ogni altra preoccupazione sparisce. È per questo, senza dubbio, che nei prossimi trent’anni i cosiddetti problemi dell’ambiente saranno i più gravi che l’umanità dovrà affrontare. Assolutamente”.
Tratto da: Il Dalai Lama, La Compassione e la Purezza. Conversazioni Con Jean-Claude Carriere. Traduzione di Laura Deleidi. Fratelli Fabbri Editori Anno: 1995
Premesso che secondo me la figura del Dalai Lama è stata un po’ troppo mitizzata, devo dire che quanto dice mi lascia perplesso.
Ci sono delle parti con cui concordo ed altre, nelle quali vede l’essere umano come una locusta, che non condivido.
Se all’ uomo manca cibo, crepa, punto.
Che per fame si possano commettere atti di cannibalismo, necrofagia o altro degrado è purtroppo vero (basti pensare a come Dante ritrae il Conte Ugolino).
La foresta amazzonica non viene però disboscata dagli indios affamati, ma da avidi speculatori.
E anche in tempo di guerra, quando il cibo scarseggia e molto, si raccolgono le cosiddette erbe di campagna, ma non ho mai letto o sentito dire di greggi di persone che radono i campi brucando come capre.
In compenso però vedo predazione delle risorse naturali, sfruttamento della povertà, inquinamento e quant’altro fatto solo per arricchimento personale a scapito del resto dell’umanità.
Per contrastare il sovrappopolamento c’è un solo modo degno, eliminare la povertà.
Il benessere ha portato sempre ad una diminuizione della natalità, non al suo aumento (a meno che questo non contribuisse a riequilibrare la popolazione).
Quello che invece distorce tutto, non mi stancherò mai di dirlo, è la logica del profitto soprattutto se legata alla manipolazione del denaro e non alla produzione di beni e servizi.
Il denaro dovrebbe servire solo per facilitare gli scambi e non per autoalimentarsi fagocitando sé stesso.
Quello che ho io si intitola “Oceano di saggezza” è del 1997 e si conclude con:
“Ora, se queste parole sono per voi di giovamento mettetele in pratica. Ma se non sono di giovamento sono inutili”.
L’unica voce importante che manca, o che non è ancora sufficientemente emersa nel frastuono demenziale dei cori allineati, è forse proprio la sua.
Anche l’ Alberto Angela di Marcorè, in quegli stessi anni, parlava del clima e del protocollo di Kyoto (nel suo caso di Chieti 😊) e dire le stesse cose era abbastanza comune.
Ciò che ora stiamo vivendo (subendo) è stato invece scientemente voluto e programmato molto prima delle parole del Dalai Lama (strano comunque il suo “nei prossimi trent’anni”… to be continued?).
La “povertà” è la cosa più spregevole che ci sia! L’essere umano ancora non si è “evoluto” a un punto tale da “generare ricchezza” e il Dalai Lama lo sa BENISSIMO!