Cronistoria dei fatti relativi all’espianto di Francesco Tassi, 8 anni, Sala di Rianimazione dell’Ospedale di Bergamo
Alle ora 19;45 mi hanno chiamato presso la Lega pregandomi di dare informazioni ai familiari del bambino per evitare il prelievo di organi.
Su invito di uno della famiglia mi sono recata in Rianimazione.
Conosco la famiglia sul posto.
Ribadiscono la loro volontà di non donare gli organi del bambino.
Chiedo loro se sono stati informati che per tentare di evitare il prelievo devono presentare una opposizione scritta entro i tempi del prelievo (12 ore dalla dichiarazione della cosiddetta “morte cerebrale”).
Nessuno li aveva informati.
Presento loro quattro righe scritte di fretta su carta intestata della Lega:
“Noi genitori di Tassi Francesco drasticamente rifiutiamo di donare gli organi di nostro figlio. E’ in coma e deve essere salvato. Per noi la morte è solo l’arresto cardiaco”.
L’approvano e firmano in cinque: madre, padre e tre familiari.
Ho altresì detto loro che i medici, quando c’è l’opposizione scritta, usano superarla ricorrendo all’autopsia a cuore battente e che quindi i parenti avrebbero dovuto a turno stare al capezzale del bambino tutta la notte. Se si fossero allontanati lo avrebbero espiantato.
Passiamo tutti insieme nel corridoio della Rianimazione: il padre consegna l’opposizione scritta ad un medico della Rianimazione, che però si rifiuta di prenderla e dichiara che deve essere consegnata al primario (che secondo questo medico si troverebbe “dabbasso”).
Mi intrometto e dico:
“L’opposizione è stata consegnata ad un medico, la consegni lei al primario dato che sa dov’è!”
La madre urla: “Il malato è qui, venga il primario qui”.
I medici cercano di allontanarci: all’improvviso si sono accorti che non abbiamo le scarpe adatte (però poco prima ci avevano permesso di sostare con quelle stesse scarpe e di rispondere al telefono interno…).
Mi dico disposta ad allontanarmi purchè ai genitori sia consentito di stare accanto al figlio.
Il padre ha già indossato un camice verde.
All’improvviso appare un soggetto in camice bianco che urla: “Fuori!”, e subito mi afferra e a spintoni, pugni e urli mi butta fuori.
Alla mia ripetuta richiesta di conoscere il suo nome, ripetutamente urla: “Sono il primario!” e poi strilla: “Il nome se lo legga sulla porta!” (leggo: Vincenzo Gravame).
Poco dopo passa dalla sala d’attesa la madre del bambino la quale mi informa di avere chiamato il 113.
Però non si vedrà apparire nessuno.
I paranti sono all’interno, nella stanza e nei corridoi della Rianimazione.
Si sentono urla e voci alterate provenire da quella parte.
Giacchè mancano i telefoni pubblici nel reparto e quelli all’entrata dell’ospedale non funzionano, sono costretta ad andare al bar per telefonare.
Al mio ritorno, circa 10-20 minuti dopo, si sentono ancora le voci concitate.
Mentre sono in sala d’attesa esce una donna dalla Rianimazione e dice: “E’ caldo gli ho toccato la fronte.”
Passa il tempo.
Intorno alle 21;45 escono tutti insieme i partenti del bambino, e il padre mi dice:
“E’ morto gli hanno staccato due tubicini per un minuto e ci hanno fatto sentire che il cuore è fermo. Hanno detto che non circola più il sangue nel cervello. Devono fargli l’autopsia”.
Dico:
“Non significa morte la sospensione dell’attività cardiaca per uno o più minuti, se poi si riattiva la respirazione ausiliata.”
Risponde la madre:
“Hanno detto che il cuore non batte più, è morto.”
Ribatto:
“Sono riusciti a farvi allontanare dal letto di vostro figlio.”
Chiedo:
“Avete donato gli organi del bambino?”
La madre risponde con enfasi:
“NO!” (Ma il padre aveva in mano in testo scritto di rifiuto al prelievo con le cinque firme…glielo avevano rimesso nelle mani).
I poveretti, allo stremo delle forze e dopo tre notti insonni, non sapevano – come d’altronde la maggioranza delle persone – che la sospensione dell’attività cardiaca per uno o più minuti non impedisce il ripristino del ciclo delle funzioni vitali.
Se veramente il cuore avesse cessato definitivamente di battere, non sarebbe più utile per il trapianto.
Non sapevano che quando si interrompe ventilazione nessuno respira spontaneamente: ci vuole lo svezzamento.
Non sapevano che i riceventi a cui erano destinati gli organi del loro figlio erano già stati preparati da ore negli altri ospedali e pertanto l’espianto doveva essere fatto.
Nè hanno notato il furgone mobile di rianimazione e la staffetta della polizia, frattanto sopraggiunti sotto il reparto ad attendere i pezzi di quel figlio che gli avevano fatto credere morto e che già era sotto i ferri del chirurgo mentre loro scendevano le scale.
Questa è la donazione in Italia. Presentata querela e denuncia
Nerina Negrello
Presidente della Lega Nazionale contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente
Pass. Canonici Lateranensi, 22 – 24121 Bergamo (ITALIA)
tel. 035 21.92.55 – fax 035 23.56.60
Se fosse così è ABERRANTE ma mio figlio, che è avvocato e ne capisce più di me, mi ha detto che qui fate terrorismo e siete dei complottisti! …e donare gli organi è una cosa nobile, si salvano delle VITE ed il bambino aveva ferite così devastanti che NON si poteva salvare
un avvocato coscienzioso accusa solo in presenza di prove , quindi se noi qui
siamo tutti complottisti / terroristi lo invito a dimostrarlo. Vorrei vedere se suo figlio cara Patrizia, dovesse trovarsi davanti ad una scelta :
spero che mio figlio esca dal coma o permetto che vadano oltre le decisioni
dei genitori per una cosa nobile. Provare per credere .
Guardi che anche chi ha sporto denuncia è probabilmente avvocato, o si appoggia ad uno studio legale.
E, ripeto per l’ennesima volta, che la questione riguarda la prevaricazione dei medici nei confronti del diritto dei genitori di decidere sul del corpo del loro figlio, è questo che è disumano e inaccettabile, leggi o no.
Dato che in questo caso, oltretutto, non c’erano neanche obblighi derivanti dalla magistratura per un’ indagine in corso (come l’autopsia).
Il bambino lo hanno “deliberatamente” ucciso per l’espianto. È così che funzionano le amministrazioni ospedaliere! I profitti sono molto alti per la vendita degli organi…ed il Sistema Sanitario lo sa!
E non solo, si potrebbe aprire la strada anche all’espianto forzato per motivi politici, religiosi o ideologici (come già avviene in Cina).
Si profilano tempi duri se non sei allineato.
che triste vicenda .Considerando che la Sanità da un bel po’ si appropria dei nostri corpi (vedi obblighi vaccinali) mi viene il sospetto che ci fosse un tornaconto
dietro queste insistenze … Se rinnovate il documento di identità fate attenzione
a non permettere allo Stato di disporre del vostro corpo in caso di morte.
Io che ho delegato la famiglia non ho trovato conferma esplicita nel cartaceo consegnatomi.
Cosa bisogna fare per non permettere allo stato di disporre del mio corpo in caso di morte?
Non essere possessori di carta di identità elettronica (che “automaticamente” autorizza l’espianto di organi) e produrre questi due documenti: “autocertificazione di esistenza in vita e legale rappresentanza” da protocollare presso il Comune di residenza.
grazie Tiziana , in effetti ho la carta di identità elettronica.
Non si finisce mai di imparare a non cadere nelle mani dei truffatori …
Non sapevo della carta d’identità elettronica, facendo però ricerca ho trovato che al momento della richiesta c’è un campo in cui inserire o meno il consenso per la donazione degli orgni, quindi non è scontata la cosa se non dai assenzo!
Chi non dice espressamente di no diventa automaticamente un possibile donatore di organi: questo il nodo principale del testo di legge sulla donazione di organi, approvato il 31 marzo 1999.
Più precisamente:
1) Il valore del silenzio: i cittadini sono tenuti ad esprimere la loro volontà alle ASL, ai medici di base o alla pubblica amministrazione nel momento in cui si richiede il rilascio di un documento di identità. Il silenzio è considerato un sì implicito. Per i minori il sì o il no spetta ai genitori; se uno dei due non è d’accordo, l’espianto non può essere effettuato. Sono esclusi i nascituri, come gli orfani affidati ad istituti pubblici e privati. Naturalmente, è sempre possibile cambiare idea.
Prendendo per buona la testimonianza (e non vedo per quale motivo non deve esserla), l’unica cosa da dire è: incubo nella clinica degli orrori.
Spero che sia un episodio circoscritto e di vivere ancora in uno Stato con una residua parvenza di diritto.
Scordatelo questa è la normalità è l’hanno prodotta con anni è anni di “propaganda” Tanto che c’è cascato anche papa Woitila che non aveva ben capito cosa significa donare gli organi… Bisogna essere vivi x farlo qui di l’espianto è sempre fatto ad un vivente clinicamente “morto”
Giusto!
Qui il problema è differente perché riguarda un minore e, in ogni caso, è sempre possibile revocare il proprio consenso portando con sé una propria dichiarazione firmata e datata (vale per i testamenti figuriamoci in questo caso).
La cosa sconcertante, ribadisco, è invece proprio l’atteggiamento prevaricatorio dei medici nei confronti dei genitori, ed è questo, oltretutto, il motivo della denuncia.