«Nessuno ha mai detto se i pagamenti in rubli violano le sanzioni, è una zona grigia»: così Mario Draghi ieri sera a Washington in un passaggio rimasto forse troppo poco considerato della conferenza stampa a seguito del vertice con il Presidente Usa Joe Biden.
Nelle ore di forte tensione sui mercati internazionali per lo stop a un terzo del gas in Europa – dovuta alla chiusura del tratto di passaggio in Ucraina “per cause di forza maggiore” – il passaggio di Draghi negli Usa assume valore ancora più grande. Il Presidente del Consiglio ha di fatto svelato “l’evidenza” ormai fattuale: dopo l’ultimatum lanciato da Mosca sul pagamento per Gazprom in rubli (moneta russa), di fatto l’Europa ha risposto quasi unitariamente di sì.
«Sono fiducioso che continueranno i pagamenti ma per una ragione stupida forse, non c’è nessuna dichiarazione ufficiale che i pagamenti violino le sanzioni, quindi è una zona grigia».
Il motivo è molto semplice, conclude Draghi in conferenza stampa:
«il più grande importatore, la Germania, ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas hanno già aperto conti in rubli con Gazprom».
Il solito gioco delle ipocrisie: io so che tu sai che lui sa, ma facciamo finta di non saperlo.
Spero solo che non finiamo per importarlo dagli USA dopo che a sua volta lo ha acquistato, in rubli, dalla Russia e pagarlo 10 volte tanto.