Lo prevede la nuova proposta della Commissione, che però ammette l’uso delle informazioni solo destinate a finalità specifiche e senza rivelare l’identità dei singoli individui
Una donna che vive in Portogallo va in vacanza in Francia. Purtroppo si ammala e quindi ha bisogno di vedere un medico locale. Grazie al nuovo Spazio europeo dei dati sanitari, il medico in Francia vedrà sul proprio computer la storia medica di questa paziente, per giunta tradotta in lingua francese. Il medico potrà dunque prescrivere il medicinale necessario evitando, ad esempio, i prodotti ai quali la paziente è allergica. Questa è solo una delle tante applicazioni dello Spazio europeo dei dati sanitari proposto oggi dalla Commissione Ue.
Il sistema è pensato per promuovere un vero mercato unico per i servizi e i prodotti sanitari digitali, ma anche per garantire l’interoperabilità e la sicurezza dei dati. La maxi piattaforma delle informazioni mediche sarà accessibile anche ai ricercatori e alle case farmaceutiche, ma tale possibilità verrà assoggettata ad alcune condizioni.
Per poter accedere ai dati, ha spiegato la Commissione, ricercatori, imprese o istituzioni dovranno chiedere un’autorizzazione a un organismo responsabile dell’accesso alle informazioni che riguardano potenzialmente tutti i cittadini Ue. Tali organismi saranno istituiti in tutti gli Stati membri e consentiranno l’accesso ai ricercatori e alle aziende solo se i dati richiesti “sono destinati a finalità specifiche, in ambienti chiusi e sicuri e senza rivelare l’identità dei singoli individui”, si legge nel documento Ue. La proposta include inoltre un divieto di utilizzare i dati per prendere decisioni che possano nuocere ai cittadini, ad esempio progettare prodotti o servizi dannosi o aumentare un premio di assicurazione.
“È importante che l’industria possa utilizzare i dati sanitari, per consentire l’innovazione che migliorerà la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie”, ha precisato la Commissione europea. “La pandemia di Covid-19 ha dimostrato ancora una volta l’importanza di tale innovazione per lo sviluppo di vaccini che hanno contribuito a salvare milioni di vite”. Per questo l’industria avrà l’opportunità di avere accesso alle informazioni. “Solo i dati necessari per quella specifica ricerca sarebbero messi a loro disposizione, senza rivelare l’identità dell’individuo, e possono essere accessibili solo nell’ambiente di elaborazione sicuro per la durata del loro progetto”, si precisa nel documento Ue.
le persone che sopravvivono ad una terza o quarta dose, evidentemente avranno
ricevuto l’effetto placebo , non il siero maledetto.
Entro 10 anni data inoculazione comunque avverranno le sorprese secondo
eminenti scienziati a livello mondiale . E già alcuni accenni lo dimosotrano :
miocarditi – epatite virale – aumento malattie oncologiche – capacità di combattere
infezioni abbassate – capacità intellettuali quota zero.
IO NON SONO D’ACCORDO ! ALLORA LA LEGGE SULLA PRIVACY ? FINCHE’ ESISTE LA LEGGE SI POTREBBE DENUNCIARE ! ! !
Dubito seriamente che schedati come siamo, i dati sensibili rimangano anonimi.
Ma d’altronde di cosa ci lamentiamo, la ricerca deve pur progredire dato che la maggior parte delle persone continua inaspettatamente e ostinatamente, chissà poi perché, a sopravvivere alla prima, seconda, terza, quarta…. dose.
La “soluzione finale” deve pur essere trovata a questo pervicace, quasi irritante, istinto di sopravvivenza dell’essere umano.
E che diammine tutte le bestie d’allevamento, prima o poi, devono essere portate al mattatoio.
O credi ancora di essere il micetto di casa?
Infatti, la finalità è quella…che non inventino balle quei CRIMINALI