Il Parlamento Europeo ha respinto la mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, con 360 voti contrari, 175 favorevoli e 18 astenuti. Una vittoria apparentemente netta, ma che in realtà evidenzia profonde spaccature e scelte politiche poco trasparenti tra i principali partiti italiani.
La mozione, promossa da forze euroscettiche e conservatrici, contestava la gestione di von der Leyen su temi cruciali come la crisi energetica, l’inflazione, la guerra in Ucraina e l’uso dei fondi europei. Le accuse si concentravano su inefficienza, mancanza di trasparenza e decisioni discutibili nel corso del suo mandato.
Eppure, a sorpresa, a “salvare” von der Leyen sono stati partiti italiani come il Partito Democratico e Forza Italia, che hanno votato compatti contro la mozione, dimostrando più interesse a tutelare gli equilibri politici e le proprie convenienze che a mettere in discussione responsabilmente l’operato della Commissione. La Lega, invece, si è schierata a favore della sfiducia, probabilmente per ragioni di strategia interna e per distinguersi dai suoi alleati di governo.
Tra i protagonisti più controversi di questo voto spicca Fratelli d’Italia, che ha deciso di non partecipare alla votazione, scegliendo di astenersi dal prendere una posizione chiara. Questa scelta appare più come una tattica per evitare di esporsi politicamente e di assumersi responsabilità dirette, piuttosto che come un segnale di coerenza o responsabilità istituzionale.
Dietro il silenzio di Fratelli d’Italia si nasconde la volontà di non perdere la faccia davanti al proprio elettorato, consapevoli delle divisioni interne e delle possibili ripercussioni negative. Dante Alighieri definiva “ignavi” coloro che, in vita, non presero mai una posizione chiara, rimanendo neutrali o apatici di fronte al bene e al male. Nel poema, gli ignavi erano puniti in modo particolare, perché per Dante la mancanza di scelta è una vera colpa morale, un comportamento tipico di chi evita scelte nette per convenienza o paura delle conseguenze.
Il silenzio di Fratelli d’Italia in questa occasione è apparso a molti osservatori come un “silenzio imbarazzante”, una fuga dalle responsabilità che mette in discussione la loro reale posizione nei confronti dell’Unione Europea e del suo futuro. Questa ambiguità alimenta dubbi e sospetti sul loro effettivo ruolo nel sostenere, o meno, le istituzioni europee, contribuendo a una percezione di incertezza e mancanza di trasparenza che, nel contesto politico attuale, non fa che aggravare la sfiducia dei cittadini nei confronti della classe dirigente.
Il risultato finale racconta molto più di un semplice voto: è la fotografia di una politica italiana che continua a privilegiare gli interessi di bottega, il compromesso e il tatticismo, piuttosto che la trasparenza e la responsabilità nei confronti dei cittadini. In questo sistema, spesso dominato da giochi di potere poco chiari, si proteggono interessi reciproci a scapito del bene comune.
Per chi sperava in un rinnovamento serio e in una politica capace di assumersi le proprie responsabilità, questa vicenda rappresenta un duro colpo, una amaro risveglio alla realtà. La politica italiana ed europea, in questa occasione, hanno dimostrato ancora una volta l’incapacità di fare autocritica e di agire con coerenza.

Fratelli d’Italia se prende posizione lo fa per sostenere guerrafondai,
altrimenti si astiene per non fare torto a nessuno. Francamente trovo
riprovevole non ammettere da parte chi ha votato la Meloni, che
rappresenta un bel flop. Nelle sue mani abbiamo una Nazione in
svendita al migliore offerente.