Con il solito stile provocatorio e il disprezzo per ogni norma diplomatica, Donald Trump ha reso pubblico su Truth Social un messaggio privato del segretario generale della NATO, Mark Rutte.
Nel testo diffuso da Trump, Rutte elogerebbe il suo “grande successo” nell’aver costretto gli alleati della NATO ad aumentare la spesa militare fino al 5% del PIL – una cifra mostruosa, ben oltre il già controverso obiettivo del 2%.
“L’Europa pagherà il suo contributo in modo consistente, come è giusto che sia, e sarà una tua vittoria”, si legge nel messaggio.
“Hai ottenuto ciò che nessun altro presidente americano è riuscito a fare in decenni. Non è stato facile ma siamo riusciti a far sì che tutti si impegnino a raggiungere il 5%”, si legge ancora.
Quella soglia è una condanna. Per Paesi come Italia, Germania o Spagna, significherebbe triplicare le spese militari, sottraendo miliardi a sanità, scuola, transizione ecologica e welfare. Tutto per assecondare l’ego di un uomo che ha più volte minacciato di far crollare l’alleanza se gli europei non si fossero “piegati“.
Trump non cerca sicurezza, cerca sudditanza. E ora pretende pure di essere celebrato per aver strappato un obiettivo che nessun presidente prima di lui aveva osato imporre. Giusto: perché nessuno – prima di lui – aveva mai messo a rischio la stabilità globale con tanta spregiudicatezza.
Il 5% è un campanello d’allarme. Non nasce da una reale necessità strategica, ma dal ricatto di un leader che tratta la NATO come se fosse una sua agenzia personale di estorsione. L’Italia dovrebbe opporsi con fermezza a una corsa agli armamenti imposta da chi vuole solo dimostrare di aver vinto.
