Dal 2014, l’Italia include nel calcolo del PIL anche attività illegali come droga, prostituzione e contrabbando. Questa pratica nasce da una direttiva dell’ufficio statistico dell’Unione Europea, l’Eurostat, che ha imposto agli Stati membri di adottare nuovi criteri per misurare il PIL, al fine di ottenere una rappresentazione più completa e realistica dell’economia. L’obiettivo dichiarato era di avere una fotografia più accurata dell’economia reale, includendo tutte le attività economiche, legali o illegali, che contribuiscono alla produzione di beni e servizi.
L’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) e il governo italiano dell’epoca hanno accolto questa direttiva senza troppe obiezioni, integrando le stime delle attività illegali nel calcolo del PIL. Il risultato è stato un PIL artificialmente gonfiato che distorce la realtà economica e crea l’illusione di una pressione fiscale più bassa.
Un trucco contabile per far quadrare i conti
L’obiettivo dichiarato era avere una fotografia più realistica dell’economia. Tuttavia, la verità è che questa manovra ha permesso di migliorare apparentemente il rapporto debito/PIL senza fare riforme concrete. Aggiungendo miliardi virtuali al PIL grazie a stime su attività criminali, i conti pubblici appaiono più sostenibili, anche se nella realtà nulla è cambiato.
Se il PIL cresce ma le tasse restano le stesse, la pressione fiscale “ufficiale” si abbassa. Tuttavia, chi paga davvero le tasse non si accorge di nulla e continua a essere tartassato come prima. È solo un’illusione statistica, un maquillage contabile che serve a far vedere i numeri sotto una luce più favorevole.
Il paradosso dell’economia criminale nel PIL
Come vengono fatte queste stime? Chi stabilisce quanta droga viene venduta o quanti soldi girano nella prostituzione? Si tratta di modelli statistici basati su ipotesi e dati indiretti, spesso poco affidabili. Nessuno va a chiedere ai trafficanti o alle organizzazioni criminali il loro fatturato.
C’è anche un problema etico. Si fa finta che queste attività siano normali scambi di mercato, ma nella realtà spesso coinvolgono violenza, sfruttamento e criminalità organizzata. Inserirle nel PIL è come legittimarle sul piano economico, creando un cortocircuito tra legalità e contabilità di Stato.
Effetti perversi del PIL gonfiato
Gonfiare il PIL con attività illegali non è solo un trucco contabile, ma può anche ritorcersi contro. Ecco alcuni esempi:
- Contributi alla NATO: La NATO richiede ai suoi membri di destinare almeno il 2% del PIL alla spesa militare. Se il PIL è gonfiato artificialmente includendo economia sommersa e traffici illegali, anche il contributo richiesto aumenta. L’Italia, che già fatica a trovare risorse per il bilancio della difesa, si trova costretta a spendere di più per colpa di un PIL che in parte esiste solo sulla carta.
- Contributi all’UE: Molti fondi e obblighi finanziari europei dipendono dal PIL. Se lo gonfi con economia illegale, finisci per dover versare più soldi a Bruxelles.
- Debito pubblico: Un PIL più alto fa sembrare il debito più sostenibile, ma se l’economia reale non cresce allo stesso ritmo, prima o poi il castello di carte crolla.
- Politiche sociali: Se il PIL cresce solo nei numeri, alcuni indicatori di benessere migliorano artificialmente, e il governo potrebbe avere meno incentivi a intervenire su povertà e disoccupazione.
- Sistema bancario: Le politiche monetarie basate su un PIL gonfiato possono portare a un aumento del debito di famiglie e imprese, creando condizioni per una potenziale bolla del credito. Questo può mettere a rischio la stabilità del sistema bancario e finanziario.
- Distorsione delle statistiche economiche: Un PIL gonfiato distorce la realtà economica, rendendo difficile per i policy maker prendere decisioni informate. Questo può portare a politiche economiche inefficaci o dannose.
- Impatto sulla percezione internazionale: Un PIL artificialmente alto può influenzare negativamente la percezione internazionale del paese, influenzando la fiducia degli investitori e degli altri stati.
PIL 2022: Suddivisione dettagliata (dati reali e stime)
Totale PIL: 1.946,5 miliardi di euro.
- ECONOMIA OSSERVATA: 1.744,9 miliardi di euro (89,6%)
- Operai e lavoratori dipendenti: 900 miliardi di euro (circa 51,6% dell’osservato).
- Salari lordi dichiarati (stipendi di operai, impiegati, ecc.), pari a circa 870-910 miliardi secondo i dati ISTAT sul “reddito da lavoro dipendente”. Riguarda settori come industria, servizi, pubblica amministrazione.
- Partite IVA e autonomi: 250 miliardi di euro (circa 14,3% dell’osservato).
- Reddito da lavoro autonomo (professionisti, artigiani, commercianti), stimato a 240-260 miliardi dai conti nazionali. Include contributi di piccole imprese individuali dichiarate.
- Imprese (profitti e rendite): 594,9 miliardi di euro (circa 34,1% dell’osservato).
- Profitti lordi delle società (es. SRL, SPA), interessi, rendite immobiliari, ecc. È la differenza tra il totale osservato (1.744,9) e i redditi da lavoro (900 + 250). Include valore aggiunto di grandi aziende e capitale.
- Operai e lavoratori dipendenti: 900 miliardi di euro (circa 51,6% dell’osservato).
- ECONOMIA NON OSSERVATA (attività legali): 201,6 miliardi di euro (10,4%)
- Attività legali: 177,7 miliardi di euro (9,1%)
- Lavoro nero: 105 miliardi di euro.
- Salari in nero pagati a operai o dipendenti senza contratto (es. edilizia, agricoltura, ristoranti). Circa il 60% del sommerso economico, stimato confrontando ore lavorate e redditi dichiarati.
- Partite IVA e autonomi non dichiarati (sottofatturazione): 67 miliardi di euro.
- Ricavi non dichiarati da autonomi o piccole imprese (es. artigiani, negozianti che emettono meno fatture). Circa il 38% del sommerso, calcolato con discrepanze tra consumi e redditi ufficiali.
- Altre correzioni minori: 5,7 miliardi di euro.
- Attività informali minori o aggiustamenti statistici, non attribuibili chiaramente a operai o partite IVA.
- Lavoro nero: 105 miliardi di euro.
- Attività illegali: 23,9 miliardi di euro (1,2%)
- Traffico di droga: 17,8 miliardi di euro.
- Valore aggiunto da produzione e vendita (es. cocaina, cannabis), basato su 75 tonnellate sequestrate e prezzi medi.
- Prostituzione: 4,5 miliardi di euro.
- Stima su 90.000 persone coinvolte, prezzo medio 50-100 euro a transazione.
- Contrabbando di alcol e tabacco: 1,6 miliardi di euro.
- Sequestri doganali e discrepanze tra vendite legali e consumi.
- Traffico di droga: 17,8 miliardi di euro.
- Attività legali: 177,7 miliardi di euro (9,1%)
Calcolo del sommerso e ruolo del consumo energetico
Il calcolo dell’economia sommersa, o non osservata legale, come lavoro nero e evasione fiscale, è un compito complesso che richiede l’uso di diverse metodologie per stimare l’attività economica che non viene registrata ufficialmente. Uno dei metodi utilizzati è quello basato sul consumo energetico. Ecco una spiegazione dettagliata di come si arriva a calcolare il sommerso e il ruolo del consumo energetico in questo processo, insieme ai punti deboli di questo metodo.
Il metodo del consumo energetico si basa sull’idea che il consumo di energia (elettricità, gas, carburanti) è correlato all’attività economica totale. Misurando il consumo energetico e confrontandolo con il PIL ufficiale, si può stimare la dimensione dell’economia sommersa. Ecco come funziona::
- Raccolta dei Dati Energetici:
- Si raccolgono dati sul consumo totale di energia nel paese. Questo include elettricità, gas naturale, carburanti per trasporti e altre fonti energetiche.
- Confronto con il PIL Ufficiale:
- Si confronta il consumo energetico totale con il PIL ufficiale. L’idea è che se il consumo energetico è più alto di quanto ci si aspetterebbe in base al PIL ufficiale, la differenza può essere attribuita all’economia sommersa.
- Calcolo delle Discrepanze:
- Si calcolano le discrepanze tra il consumo energetico atteso (basato sul PIL ufficiale) e il consumo energetico effettivo. Queste discrepanze vengono utilizzate per stimare la dimensione dell’economia sommersa.
Punti Deboli del Metodo del Consumo Energetico
- Attività Criminali: Uno dei punti deboli più significativi è la difficoltà di distinguere il consumo energetico dovuto ad attività criminali da quello legale. Alcune attività illegali, come la coltivazione indoor di droga o la produzione di sostanze chimiche illegali, possono essere molto energivore. Questo aumento del consumo energetico potrebbe essere interpretato come un aumento dell’attività economica sommersa, portando a sovrastime del PIL sommerso.
- Distorsione delle Stime: Se il consumo energetico derivante da attività criminali non viene distinto da quello legale, le stime del PIL sommerso possono risultare distorte. Questo può portare a una percezione errata della dimensione e della composizione dell’economia sommersa, gonfiando artificialmente il conteggio del lavoro nero e dell’evasione fiscale.
Chi ci guadagna davvero?
Alla fine, questa mossa non ha portato alcun beneficio ai cittadini. I lavoratori e le piccole imprese continuano a essere soffocati dalle tasse reali, mentre i numeri ufficiali raccontano una storia che non esiste. I veri beneficiari sono coloro che, dall’alto delle loro poltrone, possono vantare successi economici fittizi, evitando di affrontare le riforme necessarie per un reale progresso.
Quello che sembrava un trucchetto per migliorare i conti si è rivelato un inganno. Il PIL gonfiato porta con sé obblighi e spese che ricadono sempre sui soliti noti: chi paga le tasse e chi lavora onestamente. Questo inganno contabile non solo distorce la realtà economica, ma crea un’illusione di benessere che maschera le vere difficoltà del paese.
I cittadini, ignari di questa manipolazione, continuano a lottare contro una pressione fiscale che non diminuisce, mentre i politici si vantano di un’economia in crescita che esiste solo sulla carta. Le risorse che potrebbero essere destinate a migliorare i servizi pubblici, l’istruzione e la sanità vengono invece dirottate per sostenere questa facciata di prosperità.
Inoltre, il PIL gonfiato aumenta gli obblighi finanziari verso l’Unione Europea e la NATO, costringendo l’Italia a contribuire con somme sempre più elevate, basate su un’economia fittizia. Questo aggrava ulteriormente il debito pubblico e mette a rischio la stabilità finanziaria del paese. È ora di smascherare questa farsa e affrontare la realtà, per il bene di tutti i cittadini che meritano trasparenza e vere soluzioni ai problemi economici del paese.

Ahah, finalmente qualcuno che parla la mia lingua! Il PIL ufficiale è una finzione, un’illusione creata dai politici e dagli studiosi per nascondere la verità. Ecco come funziona: misurando il consumo energetico, possiamo capire quanti soldi stanno passando dietro le quinte, soldi che non sono contabilizzati nel PIL ufficiale. Questo è il segreto dell’economia sommersa! È ora di smascherare questa farsa e affrontare la realtà. #PILDrogato #EconomiaSommersa
controllare i controllori sarebbe un buon inizio