Il passo di 1 Re 22,19-22 rappresenta uno dei più sorprendenti e complessi episodi biblici, dove Dio permette l’inganno come parte di un piano di giudizio su Acab, re di Israele. Questa narrazione solleva diverse questioni teologiche che vanno oltre la comprensione superficiale del testo. Tra queste, due sono particolarmente rilevanti: la questione del libero arbitrio umano e l’apparente contrasto con la natura di Dio come fondamento della verità, dato che il diavolo, in molte tradizioni bibliche, è descritto come il principale ingannatore. In questo articolo, esamineremo come l’episodio sia inusuale non solo per il suo contenuto, ma anche per le implicazioni che ha riguardo all’intervento divino nella libertà umana e alla sua relazione con il principio della verità.
Il Contesto di 1 Re 22,19-22
Dopo tre anni di pace, Giòsafat, re di Giuda, visita Acab, re di Israele. Acab propone di attaccare Ramot di Gàlaad, un territorio conteso con Aram, e chiede l’aiuto di Giòsafat.
Giòsafat, desiderando un consiglio profetico, chiede di consultare la parola del Signore e Acab riunisce 400 profeti.
Il re di Israele radunò i profeti, in numero di circa quattrocento, e domandò loro: «Devo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure devo rinunziarvi?».
Risposero: «Attaccala; il Signore la metterà nelle mani del re».
Tuttavia, Giòsafat chiede se ci sia un altro profeta del Signore, e Acab menziona Michea, che non ama perché gli predice sempre sventure.
«Ci sarebbe ancora un uomo, attraverso il quale si potrebbe consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice altro che male, mai qualcosa di buono. Si tratta di Michea, figlio di Imla».
Il messaggero che lo va a cercare lo avverte di allinearsi con le previsioni favorevoli degli altri profeti, ma Michea risponde fermamente che dirà solo ciò che il Signore gli comanderà di dire.
Quando Michea si presenta davanti ai due re, Acab gli chiede se devono attaccare Ramot di Gàlaad, e Michea, inizialmente, risponde in modo ironico, ripetendo la stessa risposta dei profeti, dicendo che avranno successo.
Si presentò al re che gli domandò: «Michea, dobbiamo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?». Gli rispose: «Attaccala, riuscirai; il Signore la metterà nelle mani del re».
Tuttavia, quando Acab si accorge del tono ironico lo rimprovera di dire solo la verità. A questo punto Michea rivela una profezia che predice la rovina di Israele e aggiunge anche una visione celeste
“Allora Micaia disse: ‘Ascolta dunque la parola del Signore: vidi il Signore seduto sul suo trono e tutta l’assemblea celeste che stava a suo fianco, a destra e a sinistra. E il Signore disse: ‘Chi indurrà Acab a salire e ad attaccare Ramot di Galaad per morire là?’ E uno rispose in un modo, un altro rispose in un altro. Poi si fece avanti uno spirito e si presentò davanti al Signore, dicendo: ‘Io lo indurrò’. Il Signore gli disse: ‘Come?’ E lo spirito rispose: ‘Andrò e sarò uno spirito di menzogna nella bocca di tutti i suoi profeti.’ Il Signore disse: ‘Lo indurrai, e vi riuscirai; va’, fa’ così.'”
(1 Re 22,19-22)
In questa scena, Dio non solo consente che uno spirito inganni i profeti di Acab, ma lo fa in modo attivo, autorizzando un inganno divino come mezzo per raggiungere il giudizio su Acab. Questo passaggio è sorprendente per diverse ragioni, le quali ci portano a riflettere su come questo gesto divino si concili con l’immagine biblica di Dio come giusto e veritiero.
L’Intervento Divino nel Libero Arbitrio
Un tema centrale in tutta la Bibbia è il libero arbitrio umano. Fin dall’inizio della narrazione biblica, Dio ha dato all’uomo la capacità di scegliere:
“E il Signore Dio disse: ‘Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male'” (Genesi 3,22).
Il libero arbitrio è il fondamento della responsabilità morale dell’individuo, e Dio, pur essendo onnipotente, non impone la sua volontà in modo diretto, ma piuttosto invita l’uomo a scegliere liberamente.
Tuttavia, in 1 Re 22, sembra che Dio intervenga in modo diretto nel corso degli eventi, non solo permettendo ma anche orchestrando l’inganno. La presenza di uno spirito di menzogna, inviato direttamente da Dio per corrompere la bocca dei profeti di Acab, sembra interferire con il libero arbitrio dei personaggi coinvolti. Il comportamento di Acab, che ha scelto il male ripetutamente, sembra giustificare un intervento divino. Tuttavia, la domanda persiste: se Dio desidera realizzare il suo piano di giudizio, perché non farlo senza compromettere il libero arbitrio dei suoi servitori e senza l’uso di inganni?
Questa riflessione è aggravata dal fatto che, secondo Giacomo, Dio non tenta né induce mai nessuno al male:
“Nessuno, quando è tentato, deve dire: ‘Sono tentato da Dio’; perché Dio non può essere tentato dal male, e non tenta nessuno”. (Giacomo 1,13)
In altre parole, se Dio non può tentare né ingannare, come si può spiegare questa azione di permettere a uno spirito di menzogna di agire con l’inganno in modo così evidente?
Dio come Fondamento della Verità
In contrasto con l’inganno permesso in 1 Re 22, la Bibbia presenta Dio come il fondamento della verità. Nel Salmo 32,4 leggiamo:
“Poiché la parola del Signore è retta, e ogni sua opera è fedele.” (Salmi 32,4)
Dio afferma
“Io sono la via, la verità e la vita.” (Giovanni 14,6)
Mentre l’inganno è tradizionalmente associato con il diavolo.
In Giovanni 8,44, infatti, Gesù identifica il diavolo come “un omicida fin dall’inizio” e “padre della menzogna”. L’inganno, quindi, è generalmente associato alla malvagità e non alla natura di Dio. Questo pone un interrogativo serio: come si può giustificare un atto di inganno da parte di Dio, considerando che l’inganno è una caratteristica che la Bibbia attribuisce al nemico di Dio, il diavolo?
La questione si complica ulteriormente se consideriamo che, in molte altre occasioni, Dio ha scelto di punire i malvagi in maniera diretta e immediata, senza ricorrere all’inganno. Ad esempio, nel caso di Anania e Safira (Atti 5,1-11), il giudizio su di loro è immediato e senza nessuna mediazione di inganni.
Il passo biblico scritto in 1 Re 22 rappresenta un’anomalia teologica che contrasta con altre parti della Bibbia, in particolare con l’immagine di Dio come fonte di verità e giustizia. La Bibbia enfatizza costantemente il fatto che Dio non ricorre all’inganno, ma piuttosto invita le persone a scegliere liberamente tra il bene e il male, senza forzare la loro volontà. L’intervento divino in 1 Re 22, in cui Dio permette un inganno per realizzare un giudizio, contraddice la visione di un Dio che agisce sempre con trasparenza e giustizia.
Non è così lo spirito che dice a Dio che lo indurrà è il demonio ….è l’uomo che vuole x propria volontà ascoltare il Consiglio xche lo condivide ..è un malvagio anche se in apparenza cerca il Consiglio di Dio
Sono andato su la bibia a controllare e quello che dice questo articolo pul troppo è vero anche io sapevo che era il diavolo ma invece ce scritto diversamente.