Un giorno, due imbroglioni giunsero in città spargendo la voce di essere tessitori in grado di creare un nuovo e formidabile tessuto, invisibile agli stolti e agli indegni. La notizia si diffuse rapidamente e giunse alle orecchie del Re.
Curioso di vedere il nuovo tessuto, il Re inviò alcuni cortigiani ad esaminarlo. Ma essi non riuscirono a vederlo e, temendo di essere giudicati indegni o poco intelligenti, riportarono al Re che il tessuto era magnifico.
Convinto dalle loro parole, il Re chiese agli imbroglioni di creargli un abito con il tessuto nuovo. Quando gli imbroglioni consegnarono l’abito, il Re si accorse a sua volta, che non riusciva a vedere il vestito. Ma invece di ammettere la sua incapacità di vedere il tessuto, attribuì il problema alla sua indegnità e decise di fingere di vedere il tessuto.
Il Re si presentò pubblicamente indossando il suo nuovo abito, e tutti i cittadini presenti lo acclamarono, nonostante non vedessero nulla. Nessuno voleva ammettere di non vedere il tessuto per paura di essere giudicato indegno o poco intelligente. La folla applaudiva e lodava la magnificenza del Re, ma in realtà tutti sapevano che non c’era nulla da vedere.
Questa specie di incantesimo finisce nel momento in cui un bambino, non conoscendo il potere delle convenzioni sociali, sgranando gli occhi ebbe il coraggio di gridare la verità: “Ma il Re è nudo!”.
Nonostante ciò, il Re continuò a sfilare come se nulla fosse successo, perché ormai aveva troppa paura di essere giudicato indegno o poco intelligente.
La storia serve come una lezione morale sulla vanità, la paura del giudizio degli altri e l’importanza di avere il coraggio di dire la verità, anche quando è scomoda.