Un documentario australiano racconta le violazioni dei diritti dell’infanzia da parte dei soldati israeliani. Maltrattamenti “inaccettabili”, secondo il portavoce del ministero degli Esteri israeliano. E le sue dichiarazioni fanno polemica
Hanno destato polemiche, e una certa dose di stupore, le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor, che in un documentario andato in onda sulla tv australiana, dal titolo ‘Stone Cold Justice’, ha ammesso gli abusi dei militari israeliani sui minorenni palestinesi in Cisgiordania.
Palmor ha definito “intollerabili” le violazioni dei diritti dei bambini e degli adolescenti palestinesi descritte in un recente rapporto dell’Unicef e riprese dai reporter autori del documentario.
Il video, infatti, mostra gli arresti di minorenni durante i blitz notturni dell’esercito israeliano nei Territori occupati, delle confessioni estorte con le minacce, fisiche e psicologiche, di ragazzini messi in isolamento, intimiditi e maltrattati nelle caserme e nelle carceri israeliane per raccogliere informazioni su attivisti e presunti “terroristi”. Una violazione dei diritti dell’infanzia che l’Unicef ritiene sia “diffusa, sistematica e istituzionalizzata” e che ha portato i giornalisti australiani a concludere che ai minorenni palestinesi è applicata la legge marziale, mentre per gli israeliani vige quella civile.
Nei tribunali israeliani ogni anno sono processati circa 700 minorenni palestinesi e in maggioranza sono accusati del lancio di pietre, un reato da codice militare in Israele. Di solito questi ragazzi vengono arrestati durante le retate notturne dell’esercito israeliano, prelevati con la forza dalle loro case e interrogati come se fossero adulti. Un trattamento denunciato tante volte dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani e dell’infanzia, che pure Palmor ha ritenuto problematico: “È una questione che va affrontata, perché quando mandi i soldati e non i poliziotti ad arrestare le persone l’atteggiamento cambia del tutto. Dobbiamo insegnare ai militari ad agire come poliziotti e non è cosa tanto semplice”.
Il portavoce deli Esteri nel documentario ha parlato di un impegno a cambiare le cose, ma ha escluso categoricamente che questo trattamento dei palestinesi sia finalizzato a creare un clima di paura in Cisgiordania. Le sue ammissioni, però, hanno scatenato le critiche della comunità ebraica australiana, che accusa gli autori del documentario di non avere prestato attenzione alle difficoltà legate alla sicurezza che deve affrontare Israele.
Secondo le Nazioni Unite, circa 726.000 uomini, donne e minorenni palestinesi sono stati processati nei tribunali israeliani da quando i territori della Cisgiordania sono stati occupati nel 1967. Nena News