Da Mosca Marinella Mondaini, scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca:
“I Pacifisti. Avrei voluto che tutti coloro che ora si ergono a “paladini della Pace”, i nuovi pacifisti, fossero venuti con me nel Donbass in questi anni, a vedere cosa è successo in tutti questi 8 lunghi folli anni, le distruzioni, i cimiteri e le chiese scoperchiate, le fosse comuni, avrei mostrato loro i bambini trucidati nelle foto appese nel Museo degli Angeli in una piccola cittadina della repubblica di Donezk, avrei tradotto in simultanea i racconti della gente comune per strada, avrebbero visto le lacrime negli occhi dei vecchi che mai dimenticherò.
Avrebbero visto la forza e la dignità del popolo del Donbass, che nonostante la guerra che il governo filo-nazista ucraino (messo al potere dagli Stati Uniti d’America, appoggiati dall’UE) ha scatenato contro di loro SOLO per il fatto che era per l’amicizia con la Russia e voleva vivere secondo i suoi principi.
Avrebbero visto gli stenti della gente in condizioni di blocco economico, di tubature di gas, acqua saltate in aria a causa dei bombardamenti ucraini, le case mezze rotte con le finestre coperte di cellophan e i tetti sfondati.
Tutti ora in Italia, sono diventati pacifisti, d’improvviso scoprono che la guerra è “male e distruzione”.
Non solo il popolo, ma tutti i capi politici nostrani, i cantanti in prima fila contro la guerra. E non importa se non conoscono nulla di Russia, Ucraina, nemmeno sanno dove si trovi il Donbass.
Questi “pacifisti” in 8 anni non hanno MAI alzato un dito, MAI protestato nelle piazze italiane, sui social.
SILENZIO assoluto, ovattati nel loro rammollito confort.
Protetti dalla cappa di censura e dittatura ideologica dell’Ue.
L’Unione Europea traccia con metodi fascisti un solco sempre più profondo con la Russia. [….]
Un italiano, Paolo Bari che vive in Ucraina :
“Quando questa mattina ho aperto la connessione Internet e ho visto come prima cosa il titolo di Repubblica ” E’ iniziata l’invasione russa. Città bombardate. Centinaia di vittime “, devo dire che ho avuto un attimo di profondo smarrimento e ho pensato che Putin doveva essere impazzito.
Poi, con il passare dei minuti, e con le notizie in arrivo da altre fonti indipendenti, dalla tv russa e dai tg moldavi, la situazione si è fatta più chiara. E’ apparso evidente che venivano colpiti esclusivamente obiettivi militari e che venivano aperti dagli stessi russi corridoi umanitari per consentire alla popolazione civile di evacuare in sicurezza. Molti degli stessi militari ucraini abbandonavano le posizioni e disertavano.
Emblematico il servizio in diretta del tg di LA7 la cui corrispondente dal Donbass indossava elmetto e giubbotto antiproiettile e descriveva una situazione drammatica per la popolazione, mentre dietro di lei le persone passeggiavano tranquillamente per la strada. A Kharkiv, uno dei principali centri russofoni del Donbass che già nel 2014 tentò di proclamarsi indipendente come Donetsk e Lugansk prima di essere soffocata dalla repressione dell’ esercito ucraino, la bandiera russa veniva innalzata sul palazzo comunale nel tripudio della popolazione [….]
e Putin non aveva altra scelta e che a questa reazione egli era stato letteralmente costretto dall’ottusa classe dirigente ucraina e dall’ arroganza espansionista verso est degli USA e della NATO.
Se c’è qualcuno che ha fermato l’orologio della storia alla guerra fredda è solo l’ Occidente.
dopo 9 mesi da questo articolo si rende evidente che di buonsenso non
c’è un granchè ,soprattutto in Italia. Ci prepariamo ad accogliere aerei
muniti di bombe nucleari dalla Nato in aggiunta a quelle già presenti
nelle numerose basi posizionate in Italia.
Siamo piu’ vicini alla terza guerra mondiale che alla pace, si puo’ essere
piu’ scellerati? fra poco ci razioneranno il cibo,farmaci, costringendoci
ad indebitarci per rendere le nostre case green .. quelle rimaste in piedi
fra le macerie.. e che fa il popolo? aspetta Sanremo…….
da come si sta svolgendo il gemellaggio farmaci / politica a firma “sanità” dubito ci sia speranza per riappropriarsi della democrazia. Anche perchè
sempre meno si indignano e sempre di piu’ si accasciano.
Mai dimenticare Khomeini quando con una frase che all’epoca apparve intrisa di fondamentalismo religioso ebbe il coraggio e sopratutto la preveggenza di dire che gli USA erano l’incarnazione di Satana nel mondo.
L’essere rammollito
Finalmente un articolo capace, in un unico movimento, di sottrarsi alla logica della manipolazione dell’informazione a senso unico, dove il manipolato sarebbe l’agente completamente passivo della manipolazione. Complimenti, dunque, a Marinella Mondaini, e ciò indipendentemente dai contenuti, che tanti elementi ci dicono veri, esatti. Quando parliamo di manipolazione dell’informazione – era questo un punto che ho discusso più di una volta con Giulietto Chiesa a Roma – occorre integrare nel concetto di manipolazione il manipolato: non esiste una manipolazione senza un assenso, senza una “suggestionabilità” pensata non come un fatto naturale, ma come una decisione libera, responsabile. Marinella parla di «rammollito confort», e certo questo poltronismo d’ambiente non è certo l’effetto diretto di una manipolazione, bensì l’effetto di un combinato tra manipolazione e assenso alla manipolazione, un combinato tra manipolazione e automanipolazione, un combinato tra etero-manipolazione del mainstream e quella compiacenza somopsichica che produce un confort ottuso, da «corpo docile» aveva gridato al mondo, nella seconda metà degli anni settanta, Michel Foucault da Parigi, e da Roma negli anni novanta Franco Ferrarotti aveva a suo modo ripetuto nei suoi scritti sul neonazismo. Certo, c’è poi, oggi in particolar modo, la protezione, c’è la «cappa di censura e dittatura ideologica dell’Ue» dice la Mondaini, cioè c’è lo sfruttamento posticcio di questo assenso. Se in Foucault prima, e in Ferrarotti ancor oggi, si trattava di un’aperta dichiarazione di guerra contro le malattie gemelle del liberalismo e della modernità politica occidentale, Marinella Mondaini denuncia lo sciacallaggio dei tirapiedi: gli abitanti della città dove ci si è staccati dalla poltrona del rammollimento sono pregati di attaccare senza sosta, su tutti i fronti teorici e non solo teorici, le tendenze che cercano di imporre idealizzazioni tese a indebolire culture e tradizioni popolari, e forse fino a sradicarle spietatamente. Questo il discorso di Marinella Mondaini, che seguo in modo particolare fin dal suo coinvolgimento nella crisi della Crimea del 2014. Il discorso di Marinella è teso a rafforzare chi non vuole vedere il proprio paese (Russia, Ucraina, Italia ecc.) sommerso in una distopia transumanista-monoglobal. È necessario che ogni popolo e cultura sulla Terra possa svilupparsi a modo proprio, libero da interferenze esterne che non siano un altro popolo, un’altra cultura, secondo i propri valori particolari («la forza e la dignità»). Marinella prepara idealmente questo palcoscenico, a veder bene un terreno pronto per una resa dei conti di vaste proporzioni, di enormi proporzioni, apocalittiche mi pare, che contrappone le forze della giusta rabbia, contro le tendenze anonime al poltronismo. La rabbia di chi vuol preservare la vera ricchezza delle differenze culturali pensate come una radicale intercultura e quindi come un arcipelago di differenze. Il sogno di un mondo multipolare è quanto descrivemmo nel 2017, nella sede romana della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, durante il convegno “Per una idea di Europa (il concetto di “cittadinanza” alla prova dell’inter|cultura)” con Ferrarotti, Stefano Valente e altri, tra cui a distanza, idealmente da Mosca, proprio con Marinella. La rabbia di Marinella piazzata come un obice contro le controforze anonime del poltronismo somiglia a quella dell’omonimo documentario di Pier Paolo Pasolini del 1963, con l’indelebile voce narrante di Renato Guttuso. Anche lì, sullo sfondo, si denunciava il confort da rammolliti mondaniniano, sfacciato al punto di darsi sempre arie molto critiche. Per esempio quando ci si definisce «pacifisti», «paladini della pace»; a ben vedere, però, si tratta di un pacifismo fasullo. Si potrebbe dire «verniciato», per rielaborare un poco l’immagine del cristiano e insomma del «cristianesimo verniciato» sollevata da Jorge Mario Bergoglio nella meditazione mattutina del 7 novembre 2014 nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, a Roma. Non si tratta di pacifismo vero, gandiano, pasoliniano, francescano ma di poltronismo, di perdita della fibra, che sola consentirebbe di non disertare il campo della battaglia critica, possibilmente-impossibilmente non violenta, nonviolenta scriveva tutto attaccato l’ideatore della Marcia per la pace Assisi-Perugia nel 1961, il filosofo politico e pedagogo Aldo Capitini. Una battaglia contro chi? Una battaglia contro gli eserciti di tirapiedi che sognano di cancellare le differenze, invero indelebili, presenti tra le isole emerse delle comunità sociali nel mondo. Contro la verità monocratica da rullo compressore – l’ultraliberalismo in economia e nei valori che espande sfrenato la propria influenza in ogni angolo del globo, scatenando guerra, terrore e ingiustizia su tutti coloro che vi si oppongono – sta l’inter|cultura, e allora con essa sta anche il discorso di Marinella. Questo discorso vede là davanti – e politicamente vuole – una fiorente varietà di culture e un mondo in cui nessun singolo potere abbia il potere su tutti gli altri. Un potere multiplo. Quello solo singolo fotografa l’interferenza esterna che non sarebbe solo un altro popolo, o semplicemente un’altra cultura, bensì l’incarnazione della logica del tirapiedi: l’aiutante del boia che tirava i piedi all’impiccato per affrettarne la morte, chi asseconda servilmente il superiore nell’ambito di un rapporto gerarchico o clientelare, il mainstream massmediatico costruito a tavolino non da un popolo ma da pochissimi. I pochissimi – si badi – da intendersi come replicanti si replicano nei paladini della Pace con la P maiuscola, e non invece dal basso, dove la pace non è una volta per sempre e per tutti, ma ogni volta possiede la “p” minuscola, la pace sic et simpliciter ad ogni sua piccola realizzazione avrebbe il Gandhi italiano (Capitini). La pace, non la Pace. «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada» (Mt 10,34).
E’ una verità che purtroppo non lascia spazio alla speranza. Credo che non si tratti solo adesione al progetto di pensiero unico. Negli ultimi trent’anni è stato portato avanti vittoriosamente un piano per indurre le persone a non pensare promuovendo come modelli positivi soggetti men che mediocri e soprattutto che negassero i valori fondamentali umano e culturali.
Per i sopravvissuti a questo olocausto resta solo la speranza dell’ultimo dei Mohicani.
É la triste verità:viviamo proprio in un paese di deficenti.magari se chiedo asilo politico in Russia mi accettano?