Il progetto Baby Open Brains (BOBs), pubblicato il 14 agosto 2025 su Nature Scientific Data e finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation, ha reso disponibili immagini cerebrali di 51 neonati, raccolte in 71 visite di risonanza magnetica (MRI). Segmentate manualmente e revisionate da esperti, queste immagini coprono neonati da 1 a 9 mesi e mostrano differenze nella mielinizzazione e nelle intensità cerebrali.

Il 14 agosto 2025 verrà ricordato come il giorno in cui l’umanità ha superato un confine che non avrebbe nemmeno dovuto avvicinare: ha messo in vetrina, su un piatto d’argento per il capitalismo della sorveglianza, il cervello dei propri figli. Il progetto Baby Open Brains (BOBs) non è un trionfo della scienza; è una mostruosità etica travestita da filantropia, un atto di violenza digitale precoce e consenziente perpetrato dalle stesse élite che promettono di salvarci.
Ci raccontano la solita fiaba: “dati aperti”, “benchmark per la ricerca”, “progresso per l’umanità”. Sono le stesse parole magiche usate per convincerci a regalare le nostre identità digitali a Zuckerberg e soci. Ora le vogliono applicare agli esseri umani nel loro stato più puro e indifeso: i neonati.
Così Si Estrae un Cervello “Open Source”
Per ottenere le immagini del suo cervello, il neonato deve essere sottoposto a una risonanza magnetica (MRI). Ecco come avviene:
La procedura stessa è una tortura miniaturizzata. 110 decibel su un orecchio non ancora formato sono l’equivalente acustico di un martello pneumatico. La sedazione, per quanto “leggera”, è una forzatura farmacologica per immobilizzare un bambino che, per istinto, dovrebbe muoversi e piangere. Tutto questo, per cosa? Per produrre dei bei file digitali da mettere online.
1. Il Rumore Estremo (I 110 decibel):
- Cosa succede: Una macchina per la Risonanza Magnetica (MRI) non è silenziosa. Funziona attivando e disattivando rapidamente potenti campi magnetici, il che fa vibrare le sue bobine. Questo produce rumori forti e percussivi, descritti spesso come “clic”, “martellamenti” o “ronzii”.
- Il Paragone: 110 decibel è un livello sonoro paragonabile a quello di un concerto rock molto alto, una motosega o un martello pneumatico. Per un adulto, è fastidioso e richiede protezioni. Per un neonato, il cui sistema uditivo è ancora in sviluppo e estremamente sensibile, è un’esperienza potenzialmente traumatica e spaventosa.
- La Procedura: I protocolli prevedono l’uso di tappi o cuffie antirumore apposite per neonati, ma l’idea di esporre un bambino di poche settimane a un ambiente del genere è, per molti, intrinsecamente problematica.
2. La Necessità dell’Immobilità (La “Sedazione” o Forzatura):
- Il Problema: Una scansia MRI richiede che il soggetto rimanga perfettamente immobile per diversi minuti, a volte anche più a lungo. Un movimento anche minimo rovina i dati, rendendo le immagini inutilizzabili.
- La Soluzione: Ottenere l’immobilità da un neonato è impossibile senza un intervento. Le soluzioni sono:
- “Sedazione lieve”: Somministrazione di farmaci (spesso per via endovenosa o rettale) per indurre il bambino in uno stato di sonno profondo. Anche se considerata sicura in ambiente medico, sottoporre un neonato a sedazione comporta sempre dei rischi e richiede un monitoraggio costante.
- “Feeding and Wrapping” (Alimentazione e Fasciatura): Una tecnica non farmacologica che consiste nel nutrire il bambino fino a farlo addormentare profondamente e poi fasciarlo strettamente per limitare i movimenti involontari. Sebbene meno invasiva, è comunque una forzatura dell’istinto naturale del bambino di muoversi e stirarsi.
Quindi, la critica feroce (ma ora meglio contestualizzata) è questa:
Sottoporre un neonato a un ambiente sonoro violento e sopprimerne farmacologicamente o fisicamente la naturale mobilità, per una procedura non terapeutica ma puramente di raccolta dati, è un atto eticamente discutibile. La domanda diventa: il fine (la creazione di un dataset open-source) giustifica questi mezzi invasivi su soggetti non consenzienti e vulnerabili? Il paragone iperbolico con una “tortura miniaturizzata” nasce da questo interrogativo radicale.
Il vero scandalo, osceno nella sua semplicità, è il consenso. Un neonato non può concederlo. I genitori, abbagliati dalla retorica del “progresso scientifico” e dalla patina d’oro del marchio Gates, firmano la resa dei diritti cerebrali dei propri figli. Li stanno iscrivendo in un database globale dal quale non potranno mai uscire. La loro mappa cerebrale, con tutte le sue imperfezioni, potenziali vulnerabilità e caratteristiche uniche, diventa pubblico dominio. Per sempre.
E chi è il beneficiario di questo “dono”? Non certo la scienza disinteressata. I dati finiranno dritti nelle vene dell’Intelligenza Artificiale di Microsoft (il cui fondatore, guarda caso, è il grande mecenate della Fondazione Gates). Queste scansioni sono l’oro nero per addestrare algoritmi di profilazione che non si fermeranno più ai nostri likes o agli acquisti online. Potranno, un giorno, prevedere predisposizioni, cognitive, comportamentali, persino malattie mentali. Immaginate un mondo in cui un algoritmo vi giudica inadatto a un lavoro o a un’assicurazione sulla base di una scansione cerebrale del vostro primo mese di vita. Questo è il futuro che BOBs sta costruendo.
Il coinvolgimento della Bill & Melinda Gates Foundation non è un dettaglio, è la firma sull’opera. È la prova che non siamo più di fronte alla scienza, ma all’ingegneria sociale su scala globale. Una fondazione privata, con una agenda potentissima e zero accountability democratica, sta dettando il corso della neuroscienza e decidendo quali dati sensibili rendere pubblici. Non si tratta più di “aiutare il progresso”, ma di controllarne la direzione. Hanno il denaro per finanziare la ricerca, i mezzi per pubblicizzarla e le connessioni per trarne profitto. È un circolo di potere perfetto e chiuso.
BOBs non è un progetto isolato. È il precedente giuridico, etico e scientifico per normalizzare l’idea che i dati biometrici più intimi – le fondamenta stesse della nostra coscienza – siano una risorsa da estrarre, come il petrolio. Ieri hanno avuto i nostri dati bancari, oggi i nostri volti, domani avranno le scansioni del cervello dei nostri figli. Stanno colonizzando l’interiorità umana.
Baby Open Brains non è un progetto scientifico. È il primo, vero atto di una distopia biometrica che si sta costruendo pezzo per pezzo con i soldi dei filantropi, la complicità silenziosa della comunità scientifica e l’ingenuità dei genitori. È un esperimento di acquiescenza sociale: fino a che punto accetteremo l’inaccettabile se viene presentato con un bel nastro azzurro e il logo di un benefattore?
Questa non è scienza. Questo è un attacco alla libertà umana e i neonati, i soggetti di questo esperimento, sono le sue prime, silenziose vittime. Il loro pianto durante la risonanza magnetica è l’unica, tragica protesta che possono fare. Sta a noi adulti avere la voce per urlare al loro posto.
La domanda non è più se è etico. La domanda è: abbiamo così tanta fretta di distruggere ogni ultimo barlume di privacy e autonomia da dover cominciare proprio dalla culla?

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40813378
