In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (Giornata Kalergi), il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito l’impegno dell’Italia nell’accoglienza dei migranti, con un discorso carico di idealismo e richiami alla solidarietà internazionale.
«La condizione dei rifugiati e dei profughi da un numero crescente di conflitti armati, tensioni regionali e gravi crisi umanitarie, indotte anche dall’impatto crescente di eventi climatici estremi, diviene sempre più grave. È una realtà che interpella le nostre coscienze e ci chiama a fare di più per chi si trova in condizione di fragilità e bisogno per affermare l’inviolabilità della dignità di ogni persona. Non è solo questione umanitaria: è responsabilità giuridica e morale comune.»
Tuttavia, le sue parole sembrano ignorare le profonde contraddizioni e le criticità che il Paese sta affrontando.
Un discorso lontano dalla realtà
Mattarella ha sottolineato la gravità della condizione dei rifugiati, esortando a «fare di più per chi si trova in condizione di fragilità e bisogno», definendo l’accoglienza una «responsabilità giuridica e morale». Ma mentre il Presidente parla di diritti universali e cooperazione multilaterale, l’Italia è alle prese con un flusso migratorio incessante.
Le grandi città — da Milano a Napoli, da Roma a Torino — sono ormai simboli di un’emergenza sociale: quartieri degradati, microcriminalità diffusa e tensioni sociali, spesso alimentate da giovani di seconda generazione che vivono ai margini della società. Intanto, gli italiani faticano a sopravvivere: pensionati con assegni da fame, famiglie sfrattate, giovani senza lavoro o costretti a lavori sottopagati.
L’Italia al collasso tra accoglienza e abbandono
Le strutture di assistenza, come le Caritas, sono al limite: non solo accolgono migranti privi di documenti e sostegno, ma diventano sempre più spesso l’ultimo rifugio per italiani in difficoltà, costretti a chiedere aiuto per un pasto o un posto letto.
Eppure, mentre il Paese affonda, le istituzioni continuano a parlare di accoglienza come se fosse l’unica priorità. Nessuna menzione delle amministrazioni locali, lasciate sole a gestire l’emergenza. Nessuna proposta concreta per tutelare la sicurezza dei cittadini o per regolare un fenomeno migratorio ormai fuori controllo.
Pagare il prezzo delle guerre altrui
La vera amarezza sta nel fatto che l’Italia si trova a dover sopportare le conseguenze di conflitti scatenati da altri, Stati Uniti, Israele, e altre potenze europee, che destabilizzano intere regioni, generando esodi di massa. E mentre questi paesi agiscono senza subire le ripercussioni, l’Italia, in prima linea, è costretta ad accogliere, senza risorse né un piano reale di integrazione.
L’accoglienza non può trasformarsi in un dogma che sacrifica il benessere e la sicurezza dei cittadini. Per anni, le istituzioni hanno ignorato il malessere crescente, preferendo predicare solidarietà senza offrire soluzioni.
Mattarella e la torre d’avorio del Quirinale
Se il ruolo del Capo dello Stato è quello di rappresentare tutti gli italiani, allora Mattarella dovrebbe scendere dal suo “palazzo dorato” e vedere da vicino la realtà: prendere i mezzi pubblici, camminare per le strade delle periferie, ascoltare le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. Forse allora capirebbe che la retorica dell’accoglienza illimitata, senza considerare le conseguenze, non è solo miope, ma profondamente ingiusta.
Continuerà l’Italia a farsi carico di tutto, mentre la sua gente viene lasciata indietro? Se le istituzioni non riconoscono questa frattura, rischiano di diventare complici di un Paese che perde sicurezza, speranza e, soprattutto, dignità.
