Con la stessa leggerezza di chi commenta una partita di poker, il Presidente degli Stati Uniti ha ammesso di voler decidere “all’ultimo secondo” se scatenare l’inferno in Iran, aggiungendo con un tono quasi soddisfatto: “Mi piace così. Con la guerra, tutto può cambiare.”
Non stiamo parlando di un gioco o di un’asta immobiliare, ma di una potenziale guerra nucleare. In un momento in cui il mondo intero trattiene il respiro di fronte a tensioni già estreme, il capo della prima potenza militare mondiale affronta la minaccia di un olocausto come se fosse una semplice mossa strategica da valutare sul momento. Questa non è strategia ma una roulette russa con il destino dell’umanità.
“Non ho intenzione di combattere. Ma se si tratta di scegliere tra combattere o avere un’arma nucleare… bisogna fare quello che si deve fare”, ha detto Trump. Un linguaggio volutamente ambiguo che trasforma una minaccia esistenziale in un presunto “dovere” inevitabile, annullando ogni possibilità di diplomazia. È la scusa perfetta per giustificare una guerra preventiva senza prove, senza consenso e senza vie d’uscita.
Se un qualsiasi altro leader mondiale si fosse espresso con lo stesso tono superficiale parlando di armi nucleari, Washington avrebbe tuonato contro la “follia” e la “minaccia alla pace”. Ma quando c’è di mezzo Israele l’establishment politico e mediatico americano risponde con un imbarazzato silenzio.
Israele ha iniziato ad attaccare l’Iran la scorsa settimana, affermando che il regime iraniano era vicino allo sviluppo di un’arma nucleare. Da decenni il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene che l’Iran è sul punto di creare una bomba nucleare, cosa che Teheran ha categoricamente negato.
Anche le valutazioni dell’intelligence, compresa quella dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), non hanno ancora trovato prove che l’Iran stia cercando di dotarsi di armi nucleari.
Israele, nel frattempo, possiede armi nucleari dagli anni ’60, non consente le ispezioni dell’AIEA e non ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), a differenza dell’Iran.
In ogni caso, Israele ha iniziato a colpire il Paese con il pretesto che all’Iran non dovrebbe essere consentito possedere un’arma nucleare, pretesto con cui gli Stati Uniti sono d’accordo.
