Un attacco aereo israeliano ha colpito il reattore nucleare IR-40 di Arak. ☢️

L’attacco aereo israeliano che ha colpito il reattore nucleare IR-40 ad acqua pesante, alle porte della città di Arak, ha fatto scattare l’allarme nella comunità internazionale. Secondo fonti iraniane riportate dall’ANSA, la struttura è stata evacuata per il sospetto di una fuoriuscita di sostanze pericolose al piano superiore dell’impianto. Tra i materiali a destare maggiore preoccupazione c’è il plutonio-239, uno dei più tossici al mondo.
Sottoprodotto della reazione nucleare nei reattori ad acqua pesante, il plutonio-239 è al centro delle preoccupazioni legate all’attacco. Non si tratta di un materiale qualunque: questo isotopo radioattivo è noto per il suo potenziale militare – può essere usato per costruire armi nucleari – e per la sua estrema pericolosità biologica.
Secondo gli esperti, meno di un milligrammo di Pu-239 inalato può essere sufficiente per sviluppare un tumore polmonare. Il rischio, in caso di danneggiamento del combustibile, è che microparticelle aerosolizzate possano essere state rilasciate nell’ambiente.
Perché il reattore IR-40 è così sensibile
Il reattore nucleare di Arak è un impianto di ricerca situato nella città di Arak, in Iran. Si tratta di un reattore ad acqua pesante (HWR) con una potenza termica di 40 megawatt (MW).
Funzioni principali
- Ricerca scientifica e formazione tecnica nel settore nucleare.
- Produzione di isotopi radioattivi per applicazioni mediche, industriali e scientifiche.
- Sviluppo del programma nucleare civile iraniano.
Aspetti tecnici
Essendo un reattore ad acqua pesante, utilizza uranio naturale come combustibile. Durante il funzionamento, genera plutonio-239 come sottoprodotto, derivante dall’irraggiamento dell’uranio-238 presente nel combustibile.
Tuttavia, per estrarre il plutonio è necessario:
- Ritrattare il combustibile esausto in appositi impianti.
- Separare il plutonio attraverso processi chimici complessi.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) monitora le attività del reattore e l’Iran è obbligato a rispettare i controlli per garantire che la produzione e l’uso del plutonio avvengano esclusivamente per fini pacifici.
Queste informazioni sono tratte da documenti ufficiali e comunicati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che monitora e verifica le attività nucleari in Iran nell’ambito degli accordi internazionali di non proliferazione.
Un attacco come quello avvenuto il 19 giugno – soprattutto se ha colpito il cuore del reattore o le piscine di stoccaggio del combustibile – potrebbe compromettere le barriere di contenimento, consentendo la dispersione di materiali radioattivi, tra cui il plutonio.
Il plutonio è diverso da altri isotopi per una caratteristica cruciale: non decade rapidamente. Il Pu-239 ha un’emivita di 24.100 anni e non si dissolve nell’ambiente. Se rilasciato, può contaminare il suolo, le falde acquifere e l’atmosfera per generazioni.
A livello biologico, il plutonio emette radiazioni alfa: non penetrano la pelle, ma se inalate o ingerite sono letali. Si accumula in organi come i polmoni, le ossa e il fegato, e può causare tumori, leucemie e danni genetici irreversibili.
L’attacco al reattore IR-40 rappresenta non solo un punto di svolta militare, ma anche un precedente delicatissimo sul fronte della sicurezza nucleare. Qualora si confermasse una contaminazione da plutonio, saremmo davanti al primo caso documentato di attacco diretto a un impianto nucleare con rischio concreto di dispersione di uno dei materiali più pericolosi al mondo. Questa non è guerra. È terrorismo!
Per ora, la comunità internazionale attende dati ufficiali da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), ma fonti non confermate parlano di misurazioni anomale nella zona di Arak.
Con l’attacco al reattore IR-40 di Arak, Israele ha oltrepassato non solo ogni limite del diritto internazionale, ma anche quello della ragione. Non è più questione di deterrenza o di sicurezza nazionale: è un atto di guerra irresponsabile che flirta con l’ecocidio nucleare, potenzialmente letale per milioni di persone e per l’ambiente. Colpire deliberatamente una struttura che contiene plutonio-239 – materiale radioattivo tra i più tossici e duraturi del pianeta – significa giocare con la morte su scala geologica. Se anche un solo grammo di plutonio è stato liberato, Israele dovrà rendere conto non solo all’Iran, ma alla storia. Perché quello che ha fatto non è un crimine contro uno Stato ma contro l’umanità.
