Il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha rilanciato la solita retorica bellicista con un messaggio indirizzato alla Russia, che più che un avvertimento suona come una provocazione:
“Voglio essere chiaro quando si parla della difesa della Polonia o di altro territorio NATO: se qualcuno pensa, sbagliando, che ci può attaccare senza conseguenze, incontrerà la risposta fiera di questa alleanza, la nostra reazione sarà devastante. Deve essere chiaro a Vladimir Putin e ad altri che pensano di attaccarci.”
Parole che sembrano più orientate ad alimentare la tensione che a favorire la diplomazia, in perfetta continuità con la strategia della NATO: militarizzazione crescente, minacce mediatiche e spinta verso l’escalation.
Rutte ha inoltre invocato l’aumento delle spese militari, come se la soluzione alle crisi globali fosse solo e sempre più armamenti.
Dagli Stati Uniti giunge l’ennesimo coro guerrafondaio. L’ambasciatore americano presso la NATO, Matthew Whitaker, ha paventato – senza prove verificabili – che Mosca starebbe “già preparando la sua prossima mossa”. Il solito copione: seminare il panico per giustificare il riarmo e la mobilitazione dell’industria bellica occidentale. “Non abbiamo altra scelta: è il momento di agire”, ha dichiarato. Non una parola sulla diplomazia, sulla de-escalation o sulla pace.
Intanto, nel Regno Unito, l’apparato militare si riorganizza con logiche da Guerrafondai. Il comandante della RAF, Richard Knighton, è stato promosso a capo di stato maggiore con il compito di guidare la “modernizzazione” dell’esercito, che si traduce concretamente nell’espansione dell’arsenale nucleare e nella costruzione di 12 nuovi sottomarini d’attacco a propulsione nucleare nell’ambito del programma AUKUS, in collaborazione con Stati Uniti e Australia.
Altro che difesa: questa è preparazione alla guerra.
L’Alleanza Atlantica si mostra sempre più come un blocco ideologico e militare compatto, interessato non alla sicurezza collettiva, ma al dominio strategico e alla supremazia tecnologico-bellica. Dietro la retorica della “deterrenza”, si cela una politica di intimidazione sistematica, che alimenta l’instabilità globale e riduce gli spazi per la diplomazia e il dialogo.

ci stanno usando per trovare un alibi e scatenare la terza guerra mondiale.
Togliendoci la sovranità e possibilità di intervenire legalmente, vogliono
militarizzare il mondo intero.
Non è un caso che si tolga al popolo la possibilità di manifestare in piazza
dissensi , mentre si danno risonanze a lotte di generi ed immigrazioni
clandestine. Meloni-Zelenski non stanno sul fronte ma in giro , a fare che non si sa.